Bruxelles – Lo slancio economico dell’Europa rallenta. La crescita e gli indici di crescita ci sono ancora, ma tutto è rivisto al ribasso. La Commissione europea prevede un Prodotto interno lordo dell’UE che farà registrare un +1,4% al termine di quest’anno e +1,7% al termine del prossimo. I dati erano rispettivamente 2% e 1,9% sei mesi fa, quando l’esecutivo comunitario pubblicò le previsioni economiche d’autunno. Nelle previsioni ultime, quelle di primavera, la situazione si presenta come più debole e incerta, anche per quanto riguarda la zona euro. Crescita attesa all’1,2% e all’1,5% nel 2019 e nel 2020 invece che 1,9% e 1,7% come predetto alla fine dello scorso anno.
Ciò nonostante il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, cerca di guardare con ottimismo i dati. “L’economia europea continuerà a crescere nel 2019 e nel 2020”, con una crescita che “rimane positiva in tutti i nostri Stati membri”. Oltre a ciò, continua il francese, “continuiamo a vedere buone notizie sul fronte dei posti di lavoro, compreso l’aumento dei salari”. Tutti elementi che per Moscovici indicano che “l’economia europea sta resistendo di fronte a circostanze globali meno favorevoli e a persistenti incertezze”.
Cala la disoccupazione, ma non in Italia
Migliorano complessivamente le condizioni del mercato del lavoro. Guardando ai tassi di disoccupazione, questi migliorano. Scenderanno sotto il 7% già quest’anno (6,9% nel 2019, nel 6,6% nel 2020), e questo per Bruxelles è un buon risultato. “Le condizioni del mercato del lavoro hanno continuato a migliorare nonostante il rallentamento della crescita verso la fine del 2018”, si legge nel documento. Il dato generale vede nell’andamento del mercato del lavoro italiano l’unica eccezione alla tendenza generale. I disoccupati in Italia aumentano.
Auto, elezioni e Brexit: le sfide per l’Europa
I rischi al ribasso per le prospettive “rimangono importanti”, rileva la Commissione europea. Ci sono in particolare il rischio di misure protezionistiche a livello mondiale e l’attuale rallentamento della crescita e del commercio mondiale che “potrebbero rivelarsi più persistenti del previsto, in particolare se la crescita in Cina dovesse deludere”.
Accanto ai fattori di rischio esterni, ci sono quelli interni. In Europa, i rischi includono quello di una Brexit senza accordo e la possibilità che le interruzioni temporanee che attualmente gravano sulla produzione “si rivelino più durature”. C’è poi anche il rischio che “qualsiasi politica insostenibile o incertezza politica che potrebbe seguire sulla scia delle elezioni nazionali o europee, possa portare a un ritiro degli investimenti privati”.
Infine preoccupa il mercato dell’auto. E’ convinzione della Commissione che “il crollo nel settore automobilistico merita particolare attenzione” non solo per il suo ruolo diretto nel deprimere la produzione manifatturiera dell’area dell’euro nel 2018, ma anche per il suo “potenziale di ricadute” date le catene di fornitura altamente complesse, transfrontaliere e intersettoriali dell’auto industria. Arriva dunque dalla Germania, forte produttore di quattro ruote, il rischio di effetti contagio per il resto del sistema economico europeo.
Si ferma il motore dell’Eurozona
A livello generale a produzione e le esportazioni “sono rimaste deboli” in Europa, rileva la Commissione europea. Questa dinanica “è stata particolarmente pronunciata” in Germania e in Italia, ma produzione risulta contratta anche in Francia e Spagna. Dunque rallentano le principali economia dell’Eurozona, e questo contribuisce alla frenata generale.
Ridurre debito e fare le riforme
La ricetta dell’UE per rispondere alle sfide non cambia. Chi ha debiti troppo elevati deve ridurli, e chi ancora non le ha ancora fatte deve fare le riforme strutturali. Il messaggio è quello sempre valido per tutti.