Madrid – Sono candidabili alle elezioni europee gli esponenti in esilio di Junts per Catalunya, gli indipendentisti accusati di secessione. Lo ha stabilito la Corte suprema Spagnola a cui era affidato il ricorso contro il Consiglio centrale elettorale che il 29 aprile scorso aveva negato la partecipazione alle consultazioni per l’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont, Antoni Comin e Clara Ponsatì, tutti esiliati in Belgio. Secondo i giudici dell’Alta Corte spagnola, che si sono espressi all’unanimità, “non si contemplano cause di ineleggibilità”, rinviando così al tribunale ammnistrativo ordinario la decisione finale per la riammissione dei candidati.
In occasione del ricorso Puigdemont aveva definito “scandalosa” la decisione di escluderlo dalla corsa, ovvero dimostrazione di come la Spagna non sia democratica. E nelle motivazioni della decisione presa dal tribunale supremo, sembra emergere proprio una replica alle accuse dell’indipendentista, dove si legge che quello alla candidatura “è un diritto fondamentale” riconosciuto dalla Costituzione a tutti i cittadini spagnoli. Un diritto al quale è possibile derogare solo per “causa di ineleggibilità” e l’essere in fuga dalla giustizia, come nel caso dei tre ricorrenti non è una di queste”.
Con l’accusa di ribellione, sedizione e appropriazione indebita, I tre esponenti del precedente governo catalano sono colpiti da un mandato di arresto in Spagna (il mandato europeo è stato ritirato dopo che le autorità belghe avevano negato l‘estradizione). In caso di elezione scatterebbe l’immunità che eviterebbe la detenzione con il loro rientro in Spagna ma non il processo in corso a Madrid.