Bruxelles – La tornata elettorale europea del prossimo 26 maggio in Svezia, Danimarca e Finlandia vedrà coinvolti circa 15 milioni di elettori. La regione nordica raggruppa un nucleo più grande di Paesi, ognuno con rapporti diversi nei confronti dell’Unione Europea. Questo insieme va da Paesi completamente estranei all’UE (Groenlandia e Isole Faroe), a membri della European Economic Area (Norvegia e Islanda) e Paesi membri dell’UE (Danimarca, Svezia e Finlandia).
Nonostante lo status di membri UE, non mancano tra i tre Paesi importanti differenze che vanno dal livello di integrazione all’approccio nei confronti del dibattito politico europeo. Possiamo vedere, infatti, come si passi da un Paese con tre opt-out come la Danimarca, a uno come la Svezia che non ha adottato l’euro, a uno totalmente integrato come la Finlandia. Inoltre, importanti spunti possono essere presi dal modo in cui, nei tre Paesi, i partiti politici tradizionali stanno reagendo ai nuovi partiti.
Svezia
Nonostante i costanti successi dell’economia del Paese – quasi sempre al di sopra della media UE – la Svezia vive un dibattito interno molto acceso in altri ambiti, soprattutto in quello dell’immigrazione. Nel 2015, è stato il primo Paese per accoglienza di migranti, ricevendo il più alto tasso di migranti pro-capite al mondo. Integrazione e accoglienza hanno dominato il dibattito pubblico degli ultimi anni, comportando la crescita dei consensi per formazioni di estrema destra come i Democratici Svedesi.
Questi ultimi, con la loro affermazione come terza forza politica, hanno sconvolto il tradizionale bipolarismo che ha da sempre caratterizzato il Paese. L’attuale governo di minoranza socialdemocratico-verde di Stefan Löfven si regge grazie alla non sfiducia dei Liberali, dei Centristi e della Sinistra. All’opposizione, i partiti di centrodestra non intendono portare avanti collaborazioni con i Democratici Svedesi che comportino un arrivo al governo di questi ultimi. In questa dinamica – in cui, senza la forza di estrema destra, i partiti di centrodestra non hanno numeri tali da poter governare – le alternative all’opposizione, per i Moderati e i Cristiano-Democratici, rimangono poche.