Firenze – La prospettiva di cambiare i Trattati europei non deve essere “persa di vista”, ma alcune modifiche per andare incontro a “ciò che ci chiedono i cittadini dobbiamo e possiamo farle anche senza modificarli”. Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Esteri, apre a Firenze, a Villa Salviati, lo State of the Unione, l’appuntamento annuale di riflessione organizzato dall’Istituto Universitario Europeo (Eui) e mette subito sul piatto temi importanti che ruotano su un punto: l’aumento di poteri del Parlamento europeo. Cinque per la precisione, cinque proposte molto ambiziose, e che a dire il vero è molto, molto difficile che trovino il consenso necessario tra gli Stati.
La prima è “attribuire al Parlamento europeo il potere di iniziativa legislativa”. Secondo il ministro “non serve modificare il Trattato per arrivarci, basta un intelligente accordo interistituzionale”. Secondo Moavero “il Parlamento non può più limitarsi ad emendare le proposte della Commissione, è necessario che possa diventare parte dirigente e propositiva, e deve dunque condividere questo potere con la Commissione”.
Il secondo punto è complesso e forse un po’ confuso. “Dobbiamo dare alle parole ‘Commissione politica’ un significato reale e concreto”, dice Moavero, spiegando che il dibattito elettorale in corso è molto “alto”, ricco di posizioni. dalle elezioni, dice, “scaturirà una maggioranza parlamentare che dovrà votare per il prossimo presidente e i prossimi commissari… come potrebbe un cittadino europeo comprendere se la prossima Commissione non rispecchierà la maggioranza uscita dalle elezioni?”. Non chiarisce però il ministro che maggioranza lui immagina esca dalle elezioni, come secondo lui va definita. Comunque l’esperienza italiana, con la sua maggioranza di governo “improvvisata” tra due forze che si erano aspramente combattute nella campagna elettorale non aiuta a capire cosa Moavero abbia in mente.
Il terzo punto è più chiaro, anche se già “bocciato” dalla Germania a altri Paesi, come l’Olanda. Moavero ricorda che il Parlamento è anche lui un’autorità di bilancio e dunque pone ai futuri eletti la questione “dell’asfittico” uno per cento o poco più che gli Stati concedono all’Unione come risorse proprie. “Dobbiamo pensare a qualcosa di più ambizioso – esorta – per portare avanti quello che i cittadini ci chiedono”, e chiede al Parlamento di farsi sostenitore di nuove risorse, che non pesino però sui cittadini, come “ad esempio l’emissione di titoli di debito europeo per finanziare investimenti produttivi”, o anche “una forma di tassazione europea che colpisca chi facendo uno ‘slalom’ tra le legislazioni nazionali crea distorsioni fiscali che vanno eliminate”. E qui la risposta del ministro è l’introduzione di una web tax, o anche di una “carbon tax sui grandi inquinatori”.
Le migrazioni sono il quarto tema: “E’ imprescindibile dotarsi di una politica comune sulle migrazioni”, parallelamente a “investimenti nei Paesi di provenienza” dei migranti, per eradicare le ragioni delle migrazioni.
Infine la politica estera dell’Unione, “che non c’è, come non c’è una politica della difesa”. Però questa è materia “fondamentale per i cittadini, per fronteggiare fenomeni come il terrorismo e i grandi temi internazionali”. Qui la proposta del ministro è “superare le gelosie dei governi e superare le decisioni all’unanimità ed arrivare a decidere a maggioranza”, per avere interventi più efficaci.