Bruxelles – ‘Gas for car’. Risorse energetiche in cambio di acquisti senza restrizioni alle auto europee. Ecco la formula degli Stati Uniti per l’indipendenza energetica dell’Europa da Mosca, modello che ricalca il programma ‘Oil for food’ delle Nazioni Unite per l’Iraq, sponsorizzato anche allora dagli Statunitensi, per far arrivare aiuti umanitari in Iraq in cambio delle vendite del greggio iracheno.
Se l’esportazione della democrazia non è gratis, anche il gas naturale liquefatto americano ha un prezzo. Politico, prima ancora che di listino. Il segretario per l’Energia degli Stati Uniti, Nick Perry, lo dice chiaramente. Apre alle esportazioni di GNL, ma a Bruxelles viene a ricordare che c’è una contropartita. Il gas russo costa meno, e dunque è più conveniente. Però, avverte, “se si è soddisfatti per l’opzione più economica e interessa solo quello, allora si potrebbe non comprare più BMW, Mercedes o un’altra di quelle belle automobili che vengono dall’UE”.
Scegliete Mosca e Gazprom, e gli Stati Uniti chiuderanno le proprie porte al mercato dell’auto a dodici stelle, che poi vuol dire Germania. Il messaggio di Perry viene recapitato durante la conferenza stampa di quella che è il primo business forum di alto livello UE-Stati Uniti sull’energia, visita in Europa per dettare le condizioni all’Europa.
A luglio dello scorso anno il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, si precipitò a Washington per negoziare con Trump le condizioni per evitare un blocco alle esportazioni siderurgica e automobilistica europea. Aumento degli acquisti di soia e GNL le condizioni imposte dall’amministrazione Trump.
L’UE cerca di coprire la situazione di difficoltà e debolezza sventolando i risultati senza precedenti. Da luglio dell’anno scorso a oggi, in meno di un anno, gli acquisti di GNL americano sono aumentati del 272%, per un totale di 10,4 miliardi di metri cubi. Senza dubbio un bene per l’Europa fortemente dipendente dalla Russia. Ma gli acquisti record sono il frutto di un vero e proprio ricatto americano.
“Non negoziamo con la pistola puntata alla tempia”, disse un anno fa il commissario per il Commercio, Cecilia Malmstrom. L’UE probabilmente non ha negoziato affatto, limitandosi a piegarsi ai diktat di Washington per salvaguardare l’industria automobilistica tedesca. Perry ha citato BMW e Mercedes non a caso. E non si è limitato a questo.
“MI auguro che non ci sia un solo Paese europeo a schierarsi con l’Iran”, dice sempre in conferenza stampa il segretario per l’Energia degli Stati Uniti. “Non si può essere coinvolti in attività di terrorismo, e lo vogliamo dire ai nostri alleati della NATO”.