Bruxelles – I cittadini europei si trovano ancora troppo spesso a dover litigare con dei termini di servizio scritti in una maniera tale da risultare eccessivamente complessi e lunghi, oppure troppo semplici e vaghi. E comunque sempre indiscutibili per loro, anche perché in molti casi sono pensati per salvaguardare l’azienda che offre il servizio da eventuali questioni legali, come dice Giovanni Buttarelli, il garante europeo della protezione dei dati (GEPD), e non vengono neanche aperti ad alcun tipo di negoziazione, ponendo i consumatori in una posizione di svantaggio, annullando il loro potere di influire su ciò che devono accettare.
Nonostante alcune regole adottate dall’Unione per proteggere i consumatori da eventuali clausole commerciali sleali nei termini di servizio, come per esempio l’articolo 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che vieta alle imprese dominanti in un mercato di imporre condizioni commerciali a danno del cliente, oppure il GDPR che permette agli utenti di internet di potere gestire e controllare meglio i propri dati personali, si trovano ancora dei casi in cui delle aziende rendono la vita dei cittadini più complessa.
È il caso di Facebook, che dopo le pressioni subite nell’ultimo anno da parte della Commissione europea, soprattutto a seguito dello scandalo di Cambridge Analytica, ha dovuto rivedere le proprie condizioni d’uso dei servizi, dovendoli rendere entro giugno più trasparenti e comprensibili. Proprio questo esempio ha portato il Garante europeo a chiedere un maggiore dialogo all’interno delle istituzioni per migliorare i controlli e garantire così la certezza del diritto, e i diritti dei consumatori, facendo capire alle grandi aziende tech (e non) le responsabilità derivanti dall’uso di dati privati a scopi remunerativi, a cui andrebbe affiancata una maggiore cooperazione tra le varie autorità di regolamentazione dei dati e dei consumatori. “L’obiettivo comune dovrebbe essere quello di garantire un risultato coerente nell’interesse della persona”, afferma Buttarelli in una nota pubblicata oggi, e per questo “le autorità per la protezione dei dati sono pronte a raccogliere la sfida di una più stretta collaborazione” per garantire maggiore trasparenza e chiarezza nei termini di servizio.