Bruxelles – Una parte del governo vorrebbe alleggerire i debiti del comune di Roma a spese dello Stato (che già ne paga una quota dal 2008), l’altra parte del governo vorrebbe che i debiti di tutte le amministrazioni locali in dissesto siano spalmati sulle casse dello Stato. Un motivo di lite e tensioni tra Lega e Movimento 5 Stelle, un caso di studio per la Commissione europea, mai prima d’ora alle prese con simile idee che ora però inizia a ragionare sul controllo dell’andamento.
I tecnici dell’esecutivo comunitario hanno dovuto sfogliare direttive, regolamenti, patti (come quello di stabilità o quello di bilancio europeo), e passare in rassegna i trattati per cercare di capire se gli Stati membri possono trasferire debiti da un’amministrazione all’altra. Un esercizio che ha richiesto una giornata intera di lavori, e che ha non prodotto nulla. Perché nelle varie disposizioni comunitarie non c’è nulla al riguardo.
Nella legislazione europea non c’è niente che preveda che il debito possa essere distribuito tra i vari livelli di amministrazione, spiegano a Bruxelles. Ora, il fatto che non ci sia niente in materia non implica un divieto. Al contrario, l’assenza di un divieto esplicito di fatto apre la strada alla possibilità di trasferire debiti. Un problema, perché teoricamente parlando le amministrazioni locali potrebbero fare debiti, poi lavorare poco per tenere in ordine le proprie finanze, sapendo che poi c’è comunque la possibilità di gli oneri di pagamento passino al potere centrale.
In Italia dal 1999 vige il patto di stabilità interno, l’insieme delle regole e dei vincoli di bilancio a cui devono attenersi gli enti locali. Dunque per legge nessuno può “sforare”, e c’è anzi l’obbligo di ridurre i disavanzi. Ma il caso di Roma dimostra che non sempre le cose vanno come si pensa. Dal 2008 di fatto la Capitale è in amministrazione controllata. Una situazione che non desta preoccupazioni in Europa.
“Dal punto di vista statistico il debito di Roma è già calcolato in quello complessivo italiano”, sottolineano in Commissione. Questo perché essendoci la presenza dei governo centrale, quest’ultimo ha già rendicontato le passività della capitale. Il problema, semmai, rischia di presentarsi per altri casi.
Non essendoci regole precise europee sulla possibilità del trasferimento dei debiti della pubblica amministrazione, non c’è neppure un obbligo di notifica da parte dello Stato membro alla Commissione europea. Se un Paese non controlla e non notifica, l’Europa può fare poco per capire che fine fa il debito e soprattutto come cresce. E nel caso dell’Italia, il debito pubblico va ridotto. La possibilità che possa aumentare è la preoccupazione di molti, non solo a Bruxelles.
La fragilità dell’Italia è considerata motivo di debolezza per l’Eurozona e l’Unione europea nel loro complesso, per via degli effetti contagio che eventuali sofferenze tricolori possono avere sulle altre economie a dodici stelle.