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    Home » Cultura » Perché i cittadini premiano chi promette risposte semplicistiche in un mondo più complesso

    Perché i cittadini premiano chi promette risposte semplicistiche in un mondo più complesso

    "L'economia percepita, dati, comunicazione e consenso nell'era digitale", un libro di Basso e Pesole che aiuta a capire cosa succede nella politica, nell'economia, e nella comunicazione in un'epoca di grandi cambiamenti e di nuovi strumenti che hanno colto molti di noi di sorpresa

    Lorenzo Robustelli</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@LRobustelli" target="_blank">@LRobustelli</a> di Lorenzo Robustelli @LRobustelli
    24 Aprile 2019
    in Cultura

    Tutti i giornalisti dovrebbero leggerlo, perché qualcuno tra noi non ha ancora capito, o non vuol capire, i guai che possiamo combinare. E anche tutti i cittadini dovrebbero leggerlo, per capire come proteggersi, oltre che dai giornalisti, dalle improvvisazioni, dalle manipolazioni e dalle percezioni scorrette sui fatti e sulle loro stesse condizioni di vita.

    “L’economia percepita, dati, comunicazione e consenso nell’era digitale” (Donzelli, interventi, 191 pp, 18 euro) è un libro appena uscito di Roberto Basso (comunicatore) e Dino Pesole (giornalista) nel quale finalmente in maniera divulgativa ma su solide basi scientifiche (ci sono un sacco di citazioni cifre e tabelle) si spiega quanto il motto “conoscere per deliberare” sia alla base della convivenza democratica, sia nella responsabilità che dovrebbero avere i governanti sia nel diritto che hanno i cittadini di sapere le cose come stanno. Questo non vuol dire sostenere una parte politica invece che un’altra (anche se per alcune di queste meno i cittadini conoscono, più sentono “a pelle” meglio è) ma vuol dire, anche, superare una fase nella quale molti sono stati colti di sorpresa, impreparati e vuol dire anche rispettare la nostra Costituzione, come spiegano Basso e Pesole.

    Il testo spiega anche bene, però, che la “percezione” è un fatto importante, che va considerato. Non ci pare che lo dicano espressamente citando il PD, ma l’esempio lì calza perfettamente: i dati economici negli anni del centrosinistra erano più o meno tutti in andamento positivo, e su questo Matteo Renzi concentrò la sua campagna elettorale, sciorinando pagine e volantini sui risultati positivi della sua amministrazione. Eppure perse, e perse anche male, malissimo. Perché gli elettori, semplicemente, non la vedevano così, larga parte dei cittadini sentiva l’aumento delle disuguaglianze (fatto, spiegano gli Autori con evidenze scientifiche, in qualche modo inevitabile nei periodi in cui i governi devono gestire una lunga crisi), larga parte anche soltanto non vedeva questi risultati positivi dentro casa sua. “La sfida alle disuguaglianze – sostengono Pesole e Basso – va posta in cima alle priorità”, ma anche, ammoniscono chi governa ora, non solo in Italia ovviamente, “l’improvvisazione non è più ammissibile […] il fallimento per improvvisazione è una colpa grave, è dolo”

    “L’insicurezza sembra avere giocato un ruolo cruciale” nel voto del 4 marzo 2018, scrivono gli autori. E su quella hanno giocato le forze che hanno poi vinto le elezioni (fenomeno accaduto non solo in Italia, basta vedere come è stata ben coltivata in tutto il processo che portò al referendum Brexit). E i media “se si limitano al sensazionalismo e al clamore svolgono in questo quadro un ruolo negativo. Amplificano e rafforzano le paure e il senso di allarme di chi affronta situazioni di grande o piccolo disagio”, affermano Basso e Pesole.

    E qui entrano con un ruolo da protagonista le “fake news”, la disinformazione, l’informazione approssimativa o parziale. Il fenomeno, dopo anni in cui ha approfittato di praterie sulle quali dilagare, ora inizia ad essere contrastato, e su questo gli Autori apprezzano lo sforzo lanciato dalla Commissione europea con un programma che incalza i giganti del web da un lato (riuscendo ad ottenere migliaia di interventi su fonti o casi di disinformazione) e dall’altro cerca di aiutare i cittadini a distinguere, ad essere più critici su quanto trovano on line.

    C’è tanto in queste neanche 200 pagine per capire cosa e come sta succedendo, nel mondo della politica e dell’informazione, anche solo leggere l’indice aiuta a capire qualcosa, almeno ad evitare confusioni e a dividere le questioni per capitoli di approfondimento per poi arrivare alla tesi che “Il cambiamento si può governare”, idea diffusa, ma sovente troppo confusa nella sua realizzazione anche per gli ostacoli posti da una situazione nella quale dilaga “l’insofferenza contro il sapere”. Per governare il cambiamento però sono necessarie delle basi: buona fede e un sincero sentimento democratico, perché la chiave è favorire la formazione, l’istruzione, la conoscenza.

    Tags: dino pesoleEconomia percepitaRoberto Basso

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