Bruxelles – Adesso è ancora caos. La Scozia si prepara a decidere del suo futuro, in un nuovo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito da tenere “entro maggio 2021”, se Londra abbandona del tutto il Regno Unito. L’annuncio della premier scozzese, Nicola Sturgeon, conferma voci fin qui sussurrate ma susseguitesi da quando il referendum del 23 giugno 2016 sulla Brexit ha sancito la bocciatura dell’UE. Non è più solo un’ipotesi, è una possibilità alla quale la prima ministra scozzese sta iniziando a lavorare dal punto di vista legislativo.
Al Parlamento di Edimburgo Sturgeon ricorda che la vicenda della Brexit ha prodotto “un profondo deficit democratico” sulle modalità di governo della Scozia. C’è la convinzione che più a sud, tra il Parlamento di Westminster e il governo di Downing Street, non si tenga conto delle esigenze dei sudditi di Scozia, che nel referendum di ormai quasi tre anni fa avevano votato per rimanere membri dell’Unione europea.
“Il sistema di governo di Westminster non serve gli interessi della Scozia, e il sistema di decentramento, nella sua forma attuale, è ora visto del tutto inadeguato rispetto al compito di proteggere tali interessi”, denuncia Sturgeon. In altre parole, “lo status quo è rotto”. I rapporti tra le principali nazioni costitutive del Regno Unito dunque si rifanno tesi come non accadeva da tempo. E tutto, o almeno in una buona parte, per il desiderio dei soli inglesi di rompere con l’Unione europea.
“La Brexit rende inevitabile il cambiamento per la Scozia”, dice Sturgeon, che si ritaglia la possibilità di tenere dentro l’UE la sua nazione in caso di addio del resto del Paese. Annuncia che il governo di Edimburgo lavorerà ad una proposta di legge per introdurre la possibilità di un referendum nel caso le cose si mettessero male.
La premier ha anche lanciato la proposta di una larga consultazione, nel Parlamento e tra i cittadini, per capire quali maggiori autonomie la Scozia desidera avere.
In realtà Sturgeon vuole evitare di arrivare all’opzione ‘nucleare’ di un voto di separazione dal resto dell’isola, ma si prepara. Così facendo mette pressione sul governo di Londra, il solo responsabile a negoziare con Bruxelles e per l’eventuale via d’uscita alla sempre più intricata questione della Brexit. Alla premier britannica Theresa May la scozzese Sturgeon propone diverse opzioni: un’uscita con un accordo che tuteli la Scozia, la possibilità di rimanere quanto meno nel mercato unico, e addirittura “invertire” le procedure di uscita “se un mancato accordo è la sola opzione” di Brexit.
Quindi la stoccata finale, per mettere Londra con le spalle al muro. “Se vogliamo tutelare gli interessi della Scozia, non possiamo aspettare all’infinito”. Ecco perché, dice la capa dell’esecutivo scozzese, “considero che una scelta tra Brexit e un futuro per la Scozia come nazione europea indipendente dovrebbe essere offerta nel corso della vita di questo parlamento” di Edimburgo. Londra non perda tempo, dunque. O potrebbe perdere ben altro.