Bruxelles – Le elezioni europee sono influenzabili, perché influenzabile è il dibattito che corre sul web. Nonostante i progressi comunque registrati, Google, Facebook e Twitter hanno “ancora molto da fare” per rendere internet un posto a prova di fake news. Lo rileva la Commissione europea, nel suo ormai consueto rapporto mensile sullo stato di attuazione del codice di condotta contro la disinformazione sottoscritto con Bruxelles dai tre colossi del web.
Nella relazione pubblicata oggi e relativa all’attività di marzo, emerge che Facebook ha fornito informazioni sul numero di account falsi disabilitati in tutto il mondo nel primo trimestre del 2019, così come ha riferito di otto reti informatiche irregolari, e loro smantellamento, originarie della Macedonia settentrionale, del Kosovo e della Russia. Il social media non ha però chiarito se tali reti riguardassero anche gli utenti nell’UE.
Twitter invece ha dimostrato di aver aggiornato la propria politica di annunci elettorali con tanto di di dettagli sulla divulgazione pubblica di tali annunci politici nel Centro per la trasparenza di Twitter. L’azienda ha poi fornito dati sulle azioni anti-spam e contro fake-account, senza specificare queste azioni né dire se ci fossero legami con l’UE.
Quanto a Google, il noto motore di ricerca ha aggiornato la sua politica sugli annunci elettorali, ma non ha fatto registrare progressi per quanto riguarda la definizione di pubblicità basata sulle tendenze. Un problema, visto che in tempo di campagna elettorale le tendenze creano opinione pubblica, orientando il voto.
“E’ deplorevole che Google e Twitter non abbiano ancora segnalato ulteriori progressi in merito alla trasparenza della pubblicità basata sulla tendenza, oggetto di importanti dibattiti durante le elezioni”, lamentano i commissari Mariya Gabriel (Economia digitale), Andrus Ansip (Mercato unico digitale), Vera Jourova (Giustizia e tutela dei consumatori) e Julian King (Unione della sicurezza), che nella nota congiunta di commento alla relazione mensile chiedono “ulteriori miglioramenti tecnici, condivisione di metodologie e set di dati per account falsi per consentire a esperti di terze parti, analisti e ricercatori di effettuare una valutazione indipendente”.
I commissari dicono comunque di “apprezzare” quanto fatto per aumentare la trasparenza su internet in vista delle elezioni europee, che risulta però insufficiente. A valutare sulla natura veritiera o meno dei contenuti della rete sono gli attori che lo gestiscono. E’ questo il problema. L’UE ora vuole essere arbitro imparziale del web.