Roma – Il presidente “per caso” è diventato presidente “davvero”. La parabola di Volodymyr Zelensky nuovo leader eletto dell’Ucraina, è tutta qui: un comico che interpreta una serie di enorme successo che raccontava con sorprendente precisione ciò che poi è scaturito dalle urne. Attore comico per mestiere, politico in prova, Zelensky non ha alcuna esperienza nella gestione degli affari pubblici e, forse anche per questo che gli ucraini gli hanno tributato un consenso schiacciante, oltre il 73 % rispetto al 25 % raccolto dal presidente uscente Petro Poroshenko. L’analisi scontata e probabilmente più semplicistica, è che si tratta di una dura condanna dei cinque anni di governo appena terminati, combinata con la forte reazione alla corruzione radicata nel paese e al diffuso malessere sociale. Quello che genericamente viene definito “voto di protesta” contro chi c’era prima, nulla di nuovo sotto il sole se non fosse per quella strana candidatura nata da una serie tv e su cui c’è chi azzarda una spinta tutt’altro che casuale.
A livello internazionale i messaggi al nuovo presidente rientrano nel novero del protocollo istituzionale. La UE ha espresso “apprezzamento per il forte attaccamento alla democrazia e allo stato di diritto che gli ucraini hanno dimostrato durante il processo elettorale”. In una lettera i presidenti di Consiglio e Commissione, Donald Tusk e Jean Claude Juncker, si sono congratulati con Zelensky, assicurando “il sostegno dell’Unione alle riforme”, auspicando come “l’ulteriore attuazione dell’accordo di associazione Ue-Ucraina, inclusa l’area di libero scambio, possa essere uno strumento cruciale”.
Messaggio di congratulazioni anche dal presidente Usa Donald Trump che mette in evidenza “l’incrollabile sostegno degli Stati uniti per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, nei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Congratulazioni, con un messaggio indirizzato principalmente a Mosca, ovvero l’evidenza che lo “snodo geopolitico” ruoti intorno a questi aspetti. La reazione della Russia è stata piuttosto tiepida e oltre al “rispetto della scelta fatta dagli elettori”, il giudizio resta appeso alle prime azioni del nuovo presidente, anche se la comunità internazionale sospetta che questa elezione sia stata in realtà una mossa guidata da Mosca. Il Cremlino poi non ha dimenticato che ai circa tre milioni di ucraini residenti in Russia non è stato consentito votare.
La serie tv “Il servo del popolo” è la storia di Vassily Petrovich Goloborodko, un tranquillo insegnante di storia di Kiev di 31 anni, divorziato e arrabbiato col governo e con le istituzioni ucraine. Rabbia che finisce in una registrazione video dei suoi studenti durante una lezione e diffusa poi su YouTube, scatenando così la protesta di massa. Basta questo perché Vassily si svegli con il primo ministro che suona alla sua porta annunciandogli la rivoluzione: “Buongiorno signor presidente”.
Senza arrivare a raccontare come evolvono le tre stagioni della serie, questa vicenda spiega bene quel che sta accadendo con la rottura di ogni schema ideologico, la de-professionalizzazione della politica e la dissacrazione sistematica di qualsiasi forma di potere consolidato, in parte anche a prescindere dai risultati. Il programma di Zelensky, a parte l’anticorruzione generalizzata, è ignoto, come il futuro dell’Ucraina, un progetto politico che non è neppure un foglio bianco. Non si tratta più di segnali isolati, analoghi fenomeni si sono già verificati e ce ne saranno di prossimi. Un comico che diventa presidente, in un mondo sempre più difficile da governare non è decisamente una prospettiva allettante.