Roma – “Non vedo cambiamenti in vista, per questo non capisco quando le persone importanti che ho incontrato in questi mesi si congratulano con me”. Per i suoi sedici anni Greta Thumberg, ha imparato presto come trattare con i grandi, specie se hanno incarichi politici di rilievo. La tappa italiana della ragazzina svedese si ferma anche al Senato della Repubblica, invitata dalla Presidente Elisabetta Alberti Casellati. Ieri l’incontro con Papa Francesco, “il primo leader mondiale ad affrontare l’acuta crisi del clima” ha detto Greta raccontando l’invito del Pontefice ad “andare avanti e non smettere di lottare”.
Stamani l’attivista che si batte contro il riscaldamento globale e che in pochi mesi è diventata la portavoce di un movimento verde transnazionale, ha ribadito le parole d’ordine delle nuove generazioni: “Non c’è più tempo, è ora di agire, tutti dobbiamo prendere consapevolezza e trattare questo come una vera crisi”.
In una sala gremita del Senato arriva con la sua borraccia d’acqua ecologica che ormai è diventata un simbolo. “La nostra casa è in fiamme”, il libro che qualcuno dei ragazzi si porta appresso, forse per avere un autografo, anche se la giovane svedese sembra ben lontana dal “personaggio” che nella stampa italiana qualcuno vuole appioppargli. E al microfono ripete le stesse cose che dice in giro per il mondo rivolte agli adulti, a chi ha l’agenda delle decisioni politiche. “Non ci state ascoltando, non ascoltate la scienza, vi stiamo chiedendo di ridurre del 50 % le emissioni di Co2 nei prossimi dieci anni, servono cambiamenti straordinari per fermare una catastrofe”.
Evitata la passerella di politici dalle promesse facili quanto dimenticabili, e questo è già un merito dell’evento, e già che in platea c’era tutta la vecchia guardia degli ambientalisti anni ’90, che hanno inciso davvero poco nelle politiche ‘green’.
“Ogni Stato, ognuno di noi, è chiamato a fare la sua parte” aveva esordito Elisabetta Alberti Casellati, richiamando “all’etica della responsabilità” e ricordando che tutte gli ultimi disastri ambientali “sono legati all’azione o all’inazione dell’uomo”, non ci sono “casualità, coincidenze, sfortune”. Gli impegni che l’istituzione prende sono concreti, dalla adesione al programma “plastic free” ai consumi con energie rinnovabili, alla digitalizzazione per ridurre al minimo quel mare di carta che la politica produce quotidianamente. Poi la commissione bicamerale d’inchiesta sul rischio idrogeologico, probabilmente la prima emergenza ambientale italiana. “Fare cose, prendere decisioni”, chiede Greta e la Presidente assicura che “ci vediamo qui, il prossimo anno, per una verifica degli impegni presi”.
La rotta da seguire è scritta nell’agenda 2030, e il controllo del programma per uno sviluppo sostenibile sottoscritto dai governi di 193 Paesi, Italia compresa, “spetta anche agli organi di informazione” dice Enrico Giovannini portavoce italiano che chiede ai media di “impegnarsi di più per mettere i temi del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile al centro della loro attività e incalzare così i decisori pubblici e privati”.
Tra gli invitati c’è Daniela Ducato, pluri-premiata imprenditrice e leader dell’industria green a impatto zero. Racconta la sua esperienza delle cose “che si possono fare già ora”. Il pianeta è a rischio anche perché “per troppo tempo abbiamo pensato all’industria onnipotente, per produrre materiali infiniti come la plastica”. È il “senso del limite” da rimettere al centro della nostra vita “per guardare il mondo non più con gli occhi del petrolio ma con gli occhi dei pesci”, quel futuro che Greta e i suoi coetanei pretendono che non gli venga rubato.