Bruxelles – Una lunga estensione perché tutto è ancora possibile, anche “ripensare alla Brexit”. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk davanti al Parlamento europeo riunito a Strasburgo ripete il cuore del progetto cui ha lavorato e che ha in buona parte realizzato: concedere a Londra un lungo periodo di proroga della data di uscita dall’Unione, perché tutto possa essere preparato al meglio ma anche perché si creino le condizioni perché tutto possa ancora succedere.
Non fantastica Tusk, si rende conto che un passo indietro sarebbe “un sogno”, ma non smette di lavorare perché anche questo possa accadere, “non smetterò di sognare un’Europa migliore e più unita”, dice nel suo ultimo discorso davanti ai deputati europei.
Con il rinvio al 31 ottobre “tutte le opzioni restano sul tavolo, come una ratifica dell’Accordo sottoscritto e più tempo per ripensare alla Brexit, se questo è il volere del popolo britannico”.
L’estensione, in secondo luogo, “consente all’UE di focalizzarsi su altre priorità che sono almeno altrettanto importanti, come il commercio con gli USA o la prossima leadership europea”. E Tusk non teme che il Regno Unito, restando dentro provvisoriamente, possa diventare un elemento di disturbo, perché fino ad oggi si è dimostrato “costruttivo e responsabile”.
Infine una lunga proroga da qualche stabilità in più, dice Tusk, a imprese e cittadini.
Ci saranno, con molte probabilità, ancora deputati britannici nel Parlamento europeo, almeno per qualche mese, “ma non saranno parlamentari di serie ‘B’, saranno membri a pieno titolo, con diritti e doveri” come tutti gli altri.
E’ vero, ammette il presidente del Consiglio, da ambo le parti del Canale “siamo esausti” di questo processo, “ma dobbiamo continuare ad occuparcene con la mente aperta ed in maniera civile, perché comunque vada i nostri destini restano legati, e vogliamo restare amici”.
Si potrà tornare indietro, evitare la Brexit? E’ una posizione da sognatori? “Voglio dirvi questo – afferma Tusk davanti ai deputati – in questo difficile momento della nostra storia abbiamo bisogno di sognatori e di sogni. Non possiamo cedere al fatalismo. Almeno, non possiamo smettere di sognare in un’Europa migliore e unita”.