Roma – “L’Unione europea sulla Libia è unita, gli stati membri sono in contatto e parleranno insieme al momento opportuno”. Lo dice Maja Kocijancic, la portavoce del Servizio Europeo per l’Azione Esterna diretto da Federica Mogherini, a conferma di una posizione interlocutoria davanti all’escalation della crisi libica. Nessun accenno a possibili divisioni o commenti in seguito alle indiscrezioni diplomatiche, citate da Reuters, secondo cui la Francia avrebbe bloccato una dichiarazione che esortava il generale Khalifa Haftar a interrompere l’offensiva contro Tripoli.
Un testo critico, in cui si evidenziava che l’attacco alla capitale, “sta mettendo in pericolo la popolazione civile, interrompendo il processo politico e rischiando un’ulteriore escalation con gravi conseguenze per la Libia e l’intera regione, compresa la minaccia terroristica”. Sulla riunione di lunedì dei ministri degli esteri, la portavoce ha riferito che “Mogherini ha lanciato un appello direttamente ad Haftar e a tutti gli attori a rispettare il cessate il fuoco”, ribadendo il sostegno agli sforzi dell’Onu e del rappresentante speciale Ghassan Salame’.
La crisi libica in Italia è seguita con molta attenzione e preoccupazione dall’intero governo, e l’indiscrezione non smentita ha provocato l’immediata reazione del vicepremier Matteo Salvini. “Se ci fossero interessi economici dietro al caos in Libia, se la Francia avesse bloccato un’iniziativa europea per portare la pace, se fosse vero, non starò a guardare”. Salvini ha detto poi che “il governo sta valutando con attenzione se la Francia sia in qualche modo coinvolta negli scontri armati in Libia”, se stia favorendo qualcuna delle fazioni interessate. E pur senza nominare Parigi, il premier Giuseppe Conte ha indicato come l’escalation sia da addebitare anche a “influenze esterne che non sempre sono andate nella direzione della stabilizzazione” e a una comunità internazionale che invia segnali non univoci al popolo libico e alle forze in campo”.
Intervenendo alla Camera dei deputati, Conte ha confermato di “essere in diretto contatto con tutti gli attori” includendo, oltre al governo Al Serraj, anche “un emissario del generale Haftar”, che sta portando avanti l’offensiva verso la capitale. Conte, evocando l’elevato rischio di un’emergenza umanitaria, di ripresa dei flussi migratori e di insorgenza terroristica”, ha ribadito che “la soluzione politica è l’unica sostenibile” e che nessun interesse economico o geopolitico “può giustificare un intervento militare”. Sulla presenza italiana in territorio libico il premier ha spiegato che l’ambasciata “funziona a pieno regime, che i nostri interessi sono pienamente tutelati e che le condizioni di sicurezza del personale italiano sono monitorate costantemente”.
Rassicurazioni dalle quali però non è chiaro quale ruolo concreto l’Italia, in sintonia con i partner europei, può svolgere fin dai prossimi giorni, per favorire l’immediata interruzione della contrapposizione militare, per un ritorno al dialogo e per la stabilizzazione del paese africano.