Bruxelles – L’Intelligenza Artificiale (IA) è uno dei temi più seguiti degli ultimi anni e la curiosità sull’argomento è data molto spesso dalle potenzialità derivanti dall’uso o integrazione di questa tecnologia non solo nell’ambito lavorativo, ma anche in quello della vita di tutti i giorni. La maturità cui è giunto oggi questo strumento, insieme alla miniaturizzazione e potenziamento della tecnologia necessaria al suo utilizzo, ha reso possibile la sua diffusione a livello globale, con esempi di intelligenza artificiale che ci seguono passo passo lungo tutta la nostra giornata all’interno dei nostri smartphone. Un esempio tra tanti può essere quello di Siri, l’assistente digitale sviluppato dalla Apple e presente in tutti i suoi prodotti, che grazie a sistemi di machine learning riesce a tenerci al passo con i nostri appuntamenti, le nostre preferenze culinarie, riesce a comunicare con i suoi possessori rispondendo a domande che spaziano in un range di temi vastissimo.
L’IA però non si ferma solo a questo, oggi infatti vale un mercato di miliardi di euro che va dal campo della salute a quello bellico, sino ad arrivare anche a quello dell’intrattenimento. Un mercato su cui l’Europa si è trovata a giocare nelle retrovie, sorpassata dai colossi del campo informatico americani e cinesi. Proprio per questo l’Unione europea ha deciso di portare avanti un piano di investimenti che dovrebbe portare i fondi sullo sviluppo di questa tecnologia a circa 20 miliardi di euro complessivi l’anno tra pubblico e privato.
Il percorso iniziato da circa un anno (aprile 2018) ha visto la Commissione europea presentare una serie di misure strategiche per mettere l’intelligenza artificiale al servizio degli europei e rafforzare la competitività dell’Europa in questo campo, incoraggiando la cooperazione in tutta l’UE attraverso lo scambio di dati e di pratiche per definire una via comune da seguire, in modo da contrastare il duopolio avutosi fin’ora su questo strumento. Tra i punti fondamentali della strategia vi era, oltre al piano di nuovi finanziamenti, anche quello di preparare la società europea ai cambiamenti che deriveranno dallo sviluppo dell’IA, con la quale molti lavori subiranno dei cambiamenti, altri verranno del tutto cancellati, ma molti se ne creeranno di nuovi. Ed infine l’UE volle farsi carico anche della creazione di un primo quadro etico e legale appropriato.
Sulla scia di questa visione, la Commissione nel dicembre dello stesso anno presentò un piano coordinato preparato con gli Stati membri per promuovere lo sviluppo e l’uso dell’IA in Europa nel quale si specificavano le mosse da compiere per almeno i primi due punti della strategia. Oltre ai 20 miliardi di euro l’anno entro il 2020, a partire dal prossimo bilancio europeo 2021-2027 l’obiettivo sarà quello investire circa 7 miliardi dai fondi Horizon Europe e dal programma Digital Europe in IA, portando inoltre gli Stati membri a disporre, tutti nessuno escluso, di una strategia al riguardo che possa definire i livelli di investimento e le misure di attuazione per iniziare i lavori, cui farà seguito un piano di collaborazione tra pubblico e privato e un’agenda di ricerca strategica comune a livello europeo, risolvendo così il problema della frammentazione dei fondi sparsi tra i vari paesi membri dell’UE, che indebolisce molto la nostra posizione a livello mondiale sul tema dell’intelligenza artificiale. In aggiunta alla creazione di centri di eccellenza europei, la Commissione vorrebbe creare anche degli spazi di condivisione di dati europei per rendere lo spostamento di questi tra le varie frontiere più facile e sostenere le start-up innovatrici nel campo dell’IA insieme alla formazione di nuovi esperti nel campo di cui l’Unione ha fortemente bisogno, dal momento che rappresentano quasi un elite molto ristretta di esperti.
Per quanto riguarda l’aspetto etico, la Commissione ha presentato di recente le misure per rafforzare la fiducia nell’intelligenza artificiale avvalendosi dell’aiuto di un gruppo di esperti di alto livello che hanno lavorato proprio su questo aspetto. “È solo con la fiducia che la nostra società può trarre pieno beneficio dalle tecnologie”, ha detto Andrus Ansip, vicepresidente per il mercato unico digitale, e la formulazione di un’etica di base per l’IA potrebbe evolversi come un “vantaggio competitivo per l’Europa” che si presenterebbe come leader nella creazione di un “IA umanocentrica, di cui le persone possano fidarsi”.
A tal fine, sono sette i punti stilati dagli esperti indispensabili per il buono e corretto sviluppo di questa tecnologia:
- Permettere un controllo da parte delle persone: i sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero consentire allo sviluppo di una società equa, sostenendo e rianendo in linea con i diritti fondamentali della persona, senza diminuire, limitare o fuorviare l’autonomia umana;
- Robustezza e sicurezza: indispensabile è la certezza di possedere un algoritmo per l’IA che sia affidabile e a prova di errori o incoerenze durante il suo sviluppo e impiego;
- Privacy e governance dei dati: i cittadini dovrebbero avere il pieno controllo dei propri dati e quindi lo sviluppo di questo strumento dovrebbe essere fatto tenendo in considerazione il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR);
- Trasparenza: ovvero garantire la tracciabilità dei sistemi di intelligenza artificiale;
- Diversità, non discriminazione ed equità: garantendo l’accesso a questa tecnologie e alle opportunità che da essa deriveranno a tutte le persone;
- Benessere sociale e ambientale: i sistemi di intelligenza artificiale dovranno essere utilizzati per apportare dei cambiamenti sociali positivi e migliorare la sostenibilità e la responsabilità ecologica;
- Ed infine, la Responsabilità: ossia, dovranno essere messi in gioco dei meccanismi in grado di garantire una piena responsabilità e fiducia rispetto i sistemi di IA ed i loro risultati.
La Commissione vuole poi portare questo approccio etico verso l’IA a livello globale, tenendo un ruolo attivo nelle discussioni e nelle iniziative internazionali, tra cui il G7 e il G20, sull’argomento, sensibilizzando la comunità internazionale facendola pensare alle possibili conseguenze che l’uso dell’IA potrà avere nelle relazioni tra persone e, soprattutto, sull’aspetto bellico. L’intelligenza artificiale promette infatti di rendere le armi già esistenti ancor più precise e letali, se non addirittura capaci di prendere “decisioni in maniera autonoma” per così dire, il che rende quantomai attuale chiedersi fino a che punto l’uomo dovrebbe potersi fidare di una tale rivoluzione tecnica, lasciando la decisione sulla vita o morte delle persone ad una macchina.