Bruxelles – Brutte notizie per l’Europa. “La perdita di slancio della crescita dovrebbe prolungarsi nell’anno in corso”. E’ il monito del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, al termine della riunione del consiglio dei governatori della BCE. Ci sono le solite debolezze strutturali di alcuni Stati membri dell’Eurozona, ma è ai fattori esterni che rivolgono lo sguardo l’Eurotower e il suo responsabile. “I rischi per le prospettive di crescita nell’area dell’euro restano orientati al ribasso per via delle persistenti incertezze connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti”.
Le non semplici relazioni con il partner statunitense sono uno degli elementi di maggiore incertezza, ma c’è un rallentamento più generale delle esportazioni. “I dati più recenti continuano a indicare un’evoluzione debole, specie per il comparto manifatturiero, soprattutto per via del rallentamento della domanda estera”, spiega Draghi. Se a questo si aggiungono consumi interni deboli, ecco che “le prospettive di crescita nell’area dell’euro restano orientati al ribasso”.
Pesano inoltre le quotazioni del greggio. “Sulla base dei prezzi correnti dei contratti future sul petrolio, è probabile che l’inflazione complessiva si riduca nei prossimi mesi”. Un duro colpo per la BCE, che cerca da tempo di fare in modo che l’inflazione si attesti al 2%. Un obiettivo che si allontana. Una brutta notizia soprattutto per l’Italia, con il secondo debito pubblico dell’Eurozona. Una bassa inflazione accresce l’onere del debito in termini reali, e in un sistema interconnesso le sofferenza di uno possono produrre sofferenze su tutti. L’Italia, in sostanza, resta un elemento di criticità. Draghi non lo dice, ma lo lascia intendere.
Il presidente della BCE torna a chiedere a tutti i governi di fare ciascuno la propria parte. In un contesto sfavorevole “l’attuazione delle riforme strutturali nei paesi dell’area dell’euro va considerevolmente accelerata”. Si tratta di un’azione necessaria “per consolidare la capacità di tenuta, ridurre la disoccupazione strutturale e rafforzare la produttività e il potenziale di crescita dell’area”. Chi dovrà varare misure economiche dovrà tenere conto di questo, e prevedere ricette in caso. Un messaggio politico, quello di Draghi, rivolto anche e soprattutto al governo del cambiamento. “I Paesi che presentano un debito pubblico elevato devono procedere nella ricostituzione di margini di manovra nei conti pubblici”.
Bisogna agire, perché Francoforte continuerà per quello che può a dare una mano. La linea resterà accomodante, e “le nostre misure di politica monetaria contribuiranno a salvaguardare condizioni favorevoli del credito bancario e continueranno a sostenere l’accesso al finanziamento, soprattutto per le piccole e medie imprese”. Però potrebbe rendersi necessario un cambiamento di orientamento. “Considereremo se per preservare le implicazioni favorevoli dei tassi di interesse negativi per l’economia occorra attenuarne eventuali effetti collaterali sull’intermediazione bancaria”.
La Banca centrale europea ragiona all’ipotesi di alzare intanto i tassi sui depositi bancari, finora mai ritoccati all’insù. Una decisione che potrebbe essere annunciata a giugno.