Bruxelles – Timide buone notizie per l’Europa. Le strade e le autostrade di tutto il territorio dell’UE fanno meno paura, ma restano ancora comunque pericolose e letali. Diminuisce ancora, seppure di poco, il numero di vittime di incedenti stradali. A fine 2018 la Commissione europea ne ha contati 25.100, meno dei 25.260 del 2017. Passi avanti, ma ad andatura lenta.
“Ovviamente accolgo con favore qualsiasi riduzione dei dati sulla mortalità del traffico stradale, ma anche una singola morte per strada è inaccettabile”, dice il commissario per i Trasporti, Violeta Bulc, convinta che occorra fare di più. “Continuiamo a lavorare per avere zero morti per strada entro il 2050”, e in tal senso “ci impegniamo a lavorare con tutti gli Stati membri, il Parlamento e la comunità della sicurezza stradale, per fornire un livello di sicurezza che i cittadini dell’UE richiedono e meritano”.
Automobilisti e pedoni rappresentano le categorie di cittadini che più delle altre perdono la vita su strada. Insieme rappresentano più della metà delle vittime registrate (46% gli automobilisti, 21% i pedoni). Seguono motociclisti (15%), ciclisti (8%) e conducenti di ciclomotori (3%) in questa triste classifica.
A livello generale non è cambiato molto nell’ultimo anno. In media si contano ancora 49 decessi ogni milione di ogni anno. Da questo punto di vista il dato europeo tra 2017 e 2018 non è cambiato. L’Italia si colloca nel solco generale. Nella Penisola la situazione è leggermente migliorata (55 vittime per milione di abitante nel 2018, rispetto alle 56 dell’anno precedente), e il Paese risulta tra “la maggioranza” degli Stati membri dove il tasso di mortalità è inferiore 60 per milione di abitanti.
Nel complesso, guardando all’evoluzione storica di lungo periodo, l’italia è comunque un buon esempio. “Tra il 2010 e il 2018 il tasso di mortalità stradale in Italia è migliorato del 20%”, rileva l’esecutivo comunitario.