Bruxelles – Le cose non si mettono bene. La situazione economica peggiora, e la ripresa si inverte. Da un certo punto di vista non c’è nulla di nuovo, perché la Commissione europea aveva già messo in allarme. Ma il commissario per l’Euro e i mercati finanziari, Valdis Dombrovskis, conferma quanto già previsto dall’esecutivo comunitario lo scorso novembre. L’economia frena, e la tendenza non si inverte. Anzi.
“La crescita economica sta rallentando”, dice in quella che è la sua ultima audizione da commissario in commissione Affari economici del Parlamento europeo. “I dati che continuano a pervenire ci suggeriscono che questo rallentamento continua”. Tanto che “potremmo avere stime ancor più ridotte nelle nostre prossime previsioni economiche”, attese per inizio maggio.
Il fenomeno è generale. La frenata riguarda tutti, nessuno escluso. Germania, Francia, Spagna. Ma soprattutto Italia, che già in un clima di ripresina generalizzata mostrava i maggiori segni di difficoltà. Lo Stivale è l’ultimo per performance di crescita, e una frenata europea rischia di portare il sistema Paese a mostrare il ‘segno meno’ davanti all’indice di andamento del Prodotto Interno Lordo (PIL).
Non entra nel dettaglio del Paese, Dombrovskis. Ricorda che “siamo nel settimo anno di ripresa” dalla fine del ciclo economico negativo iniziato nel 2008, e che “gli Stati devono sfruttare i periodi positivi per ridurre i loro deficit e il loro debito”. Un richiamo implicito ad un Paese che rimane un osservato speciale, perché sulla correzione dei conti pubblici “stiamo monitorando”, evidenzia il commissario UE.
C’è ovviamente la componente internazionale a pesare sull’andamento economico. Ma c’è, sempre di più, lo spettro di una Brexit disordinata con tutte le sue conseguenze. “Una hard Brexit sarà economicamente dannosa, sia per il Regno Unito sia per l’UE, perché andrà a interrompere decenni di integrazione economica”, rileva Dombrovskis. Un’uscita di Londra dall’UE senza accordi “comporterebbe perturbazioni aziendali, e vorrebbe dire volatilità”.
La Brexit, tiene a sottolineare il responsabile per la Stabilità dei mercati finanziari, “è una sfida per il settore finanziario dell’UE”. A questo sfida “dobbiamo rispondere con un mercato unico dei capitali più autentico”. Vuol dire completamento dell’opera. Per questo, nella sua ultima audizione, Dombrovskis un po’ si sbilancia e un po’ lascia in eredità l’agenda politica al suo successore. “Posso immaginare che la prossima Commissione continuerà a lavorare sull’unione dei mercati dei capitali e magari ri-aprirà il capitolo della supervisione”.