Bruxelles – Dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel dicembre del 2009, l’Unione Europea ha decelerato molto sulle politiche sociali, a causa della forte crisi finanziaria di cui è stata vittima. Se infatti iniziò un cammino in cui veniva data ai cittadini europei maggiore voce in capitolo riguardo le politiche Europee, tramite lo strumento di Iniziativa Popolare, e si garantivano i loro diritti fondamentali rendendoli vincolanti, con il crollo dei mercati questa visione di un’Europa vicina ai cittadini è andata a perdersi, lasciando il posto ad un malcontento comune tramutatosi in euroscetticismo.
I cittadini hanno iniziato a vedere l’UE come una fonte incommensurabile di problemi, ma incapace poi di risolverli. A beneficiare di questa situazione sono stati soprattutto i partiti a stampo populista e da sempre anti-europeisti, che cavalcando la cresta dell’onda hanno iniziato a premere in maniera crescente su delle politiche sociali che apparentemente avrebbero aiutato le persone ad uscire dalla miseria in cui erano cadute per via della crisi, oppure che avrebbero ridato priorità al cittadino prima ancora che al migrante sbarcato sulle coste europee, visto in molti casi come un privilegiato dalle politiche pubbliche.
Proprio su quanto accaduto fin’ora sembrerebbe che gli Stati Membri stiano capendo cos’è mancato all’Unione. Ovvero un serio focus sulle politiche sociali, come evidenziato da Bruno de Witte, professore di diritto dell’Unione europea presso l’EUI (European University Institute), il quale durante una conferenza su di una possibile futura agenda per il prossimo Parlamento europeo (“What Agenda for the Next European parliament“) tenutasi il 19 marzo ha affermato: “Stiamo parlando di Solidarietà”…”Solidarietà tra gli Stati membri”, riferendosi nel caso specifico all’urgenza di stabilire un dialogo in Europa che si focalizzi maggiormente sulle politiche sociali.
Avere la volontà politica di portare avanti delle riforme che garantiscano un livello minimo dei salari e delle pensioni a livello europeo è ora più che mai veramente importante, ma come può l’Europa premere sui paesi membri dell’UE per adottare nuove regole in questo ambito? Secondo Elly Schlein, europarlamentare italiana per Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, ciò sarebbe possibile se l’Unione europea riuscisse ad instaurare più e meglio organizzati dialoghi con i cittadini, ad entrare di più tra i giornali nazionali e portando avanti politiche sempre più vicine ai cittadini. Sottolineando inoltre come quello di cui abbiano veramente bisogno le persone ora sia una più forte “risposta europea”.