Roma – “L’Europa risponda alla domanda di cambiamento”. Un segnale è arrivato anche dalla Brexit per la quale “auspico un rinvio breve di un’uscita ordinata, e comunque in Italia siamo pronti anche per un eventuale no deal”. L’appello del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per un’altra Europa rivolto ai partner in vista del Consiglio dei capi di Stato e di governo, ha il duplice obiettivo di essere anche un invito ai cittadini dei 27 paesi che a fine maggio andranno al voto.
Un intervento nell’ambito delle comunicazioni e del dibattito consueti nel Parlamento italiano, prima dell’appuntamento di giovedì a Bruxelles. Rafforzamento dell’economia, clima, Brexit, relazioni con la Cina e lotta alla disinformazione, i temi in agenda richiamati dal premier Conte, che però, all’inizio della seduta, è stato incalzato dal PD sull’immigrazione. “Alzi quel telefono che ha sotto i banchi e ordini di far sbarcare i migranti dalla nave Jonio”, gli ha chiesto Dario Franceschini, in un fuori programma dettato dall’emergenza nata dopo il nuovo stop agli sbarchi intimato dal ministro Salvini. Conte ricorda la posizione italiana, la necessità di regolare in modo strutturale i flussi migratori ma non di discosta di fatto dalla linea dura della Lega perché “gli sbarchi alimentano i traffici illeciti”. Poi a margine assicura: “Risolveremo anche questo”.
La missione di Conte a Bruxelles, oltre la stretta attualità della Brexit e al memorandum con la Cina, non prevede grandi sussulti. Il “no deal” pur non auspicato è però preso in considerazione e, secondo quanto rivelato dal premier, sarebbe già stato predisposto “un decreto per affrontare con tempestività ogni evenienza” a tutela dei cittadini italiani. Nel suo intervento preceduto da una lettera al quotidiano La Repubblica (uno sgarbo istituzionale alla quale forse nessuno bada più) nel quale rivendica il ruolo dell’Italia come Paese fondatore, in grado di rimettere al centro delle decisioni una maggiore coesione tra i 27. L’impatto negativo della congiuntura economica, dev’essere affrontato “rafforzando la domanda interna” dice il premier, con “un impulso alla crescita attraverso maggiori investimenti e riforme coraggiose”. Il richiamo è agli stati membri con surplus commerciale come la Germania, da impiegare sugli investimenti pubblici e permettere all’Europa di crescere e contrastare il ciclo negativo. Il lavoro e diritti sociali è l’altro tema caro al governo italiano, per un’Europa competitiva ma che guardi anche alla crescita dei salari con un tetto minimo europeo e un’assicurazione sulla disoccupazione .
I riflettori accesi nelle relazioni con la Cina hanno occupato l’attualità delle ultime settimane, un tema che sarà al clou nella giornata di venerdì con la visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping. Davanti al Parlamento, Conte ripete che non cambia la nostra collocazione euro-atlantica e difende l’intesa che definisce “programmatica” ma che “esclude ogni vincolo giuridico”. Si tratta di “una cornice che lascerà spazio alle aziende italiane di stringere accordi commerciali nel pieno rispetto dei principi e degli standard dell’Unione europea”. Il premier italiano va oltre e auspica che l’approccio italiano con Pechino, “per la sua lungimiranza” possa essere preso in considerazione anche dall’UE in vista del vertice con il Paese asiatico il prossimo 9 aprile.
Gli interventi per fronteggiare i cambiamenti climatici Conte suggerisce di Impostarli secondo una visione di economia moderna. Secondo il governo italiano “il potenziale di crescita dell’UE potrebbe tornare ai livelli del passato, se solo decidessimo di accelerare la transizione verso un’Europa de-carbonizzata”. Al termine della seduta replicata poi al Senato, via libera alle due mozioni della maggioranza per il mandato al Consiglio Europeo e per il documento d’intesa tra il governo della Repubblica italiana e il governo della Repubblica popolare cinese sulla collaborazione all’interno del progetto economico “Via della Seta”. Respinte tutte le risoluzioni presentate dalle opposizioni.