Bruxelles – Viktor Orban presenta le sue scuse per i manifesti anti-Juncker e anti-Ue. Scuse ufficiali, messe nero su bianco su una lettera che il leader di Fidesz e capo del governo ungherese invia ai membri del Partito popolare europeo (Ppe) che lo vorrebbero espellere. Ma si tratta di scuse ritenute insufficienti. Non sembra esserci quel passo indietro atteso, tanto che i partiti di Belgio (CdH e CD&V), Paesi Bassi (CDA), Lussemburgo (CSV) e Finlandia (KOK) hanno fatto sapere che la linea non cambia. Avanti con l’espulsione di Orban.
“Vorrei esprimere le mie scuse”, scrive il leader ungherese, che però precisa: “non desideriamo cambiare le nostre posizioni” in materia di immigrazioni, difesa della cristianità e futuro dell’Europa. Spiegazioni che invece di smorzare i toni acuiscono le tensioni interne al PPE. Manfred Weber, il presidente del gruppo in Parlamento europeo e candidato per la successione di Jean-Claude Juncker alla guida dell’esecutivo comunitario, non sarebbe contento. Fonti riferiscono che Orban avrebbe dovuto spingersi più lontano. Invece ha fornito scuse ritenute come ‘blande’, incapaci di porre rimedio allo strappo interno al centrodestra europeo. “Non basta per ripristinare la fiducia”, confidano dagli ambienti di Weber.
Tutto dunque sarà rimandato a mercoledì prossimo. Il PPE si riunirà per decidere se lasciare Fidesz dentro il partito o se invece decretarne l’espulsione. I belgi hanno minacciato di uscire se Orban non dovesse essere espulso. Defezioni slovene sono state annunciate in caso contrario: se Orban dovesse essere espulso, sono pronti a seguirlo gli affiliati del Partito democratico sloveno (SDS), mentre è pronto ad auto “congelare” la propria adesione Nuova Slovenia (NiS).