Roma – Nell’aula della Camera dei Deputati fa il suo esordio la Legge europea. Come sempre di lunedì, nelle discussioni generali, sui banchi solo in pochissimi “aficionados”, ma la novità è che stavolta non c’è il ministro competente e pure il sottosegretario casca dalle nuvole. Nel merito del provvedimento non ci sono divisioni significative, ma le opposizioni del Pd evidenziano la grande anomalia istituzionale. Ne abbiamo parlato con Filippo Sensi, deputato del PD e già portavoce dei premier Matteo Renzi e Paolo Gentiloni.
Onorevole Sensi, la legge arriva in aula senza ministro. Dunque?
“Un incastro di coincidenze che sembra di leggere Beckett… la settimana scorsa il sottosegretario ci ha comunicato che il ministro Savona era saldamente al suo posto. Nel frattempo è arrivata la sua nomina in Consob, ma oggi sul sito del governo il ministro è ancora lui. Poi in apertura di seduta ci hanno comunicato che si era dimesso”.
Però c’era il sottosegretario Barra Caracciolo.
“Ecco, e qui arriviamo a Mistero Buffo: si è alzato scusandosi per il ritardo e dicendo che il segretario generale di Palazzo Chigi gli aveva ritirato tutte le deleghe e non aveva la titolarità del governo. Sintesi: ci troviamo con un ministro che c’è ma non c’è, un sottosegretario a sua insaputa e tutto mentre si discute la Legge europea, uno dei due provvedimenti salienti della nostra commissione (quella per le Politiche Europee, ndr)”.
La scarsissima attenzione verso i temi comunitari non è una novità per la politica italiana. Vi aspettavate qualcosa di diverso?
“Sì, soprattutto da parte del governo. Ricordo che il ministro degli Affari europei Savona, che si vantava di non essere mai stato a Bruxelles (o forse solo una volta, per una visita non ufficiale in Parlamento), di fatto non faceva il ministro per l’Europa, e ora che siamo in una terra di mezzo, una situazione ancora peggiore. C’è solo il ministro degli Esteri Moavero Milanesi che accompagna Conte per quel che gli compete…”.
Ma la competenza sulle infrazioni era proprio di Savona.
“E questo è indicativo, probabilmente non è disattenzione o sciatteria ma una volontà esplicita del governo. Il ministero degli Affari Europei tutto quest’anno non è stato in condizioni di lavorare, da qui in poi non si sa cosa farà, e tutto questo alla vigilia dell’appuntamento elettorale europeo. Il Parlamento, con le poche persone in Aula, riflette la volontà del governo di fronte a questi temi. Nel migliore dei casi mostrano disinteresse, nel peggiore di ostilità nei confronti dell’Europa”.
Ha detto che per questa maggioranza l’Europa è altro da noi.
“Siamo al solito: ‘le istituzioni, il palazzo lontano dai cittadini’. Un giudizio di cui l’UE è diventata l’esempio evidente. Stiamo discutendo di una legge che deve sanare una serie di infrazioni, certo si tratta di questioni tecniche, ma si occupa anche di temi specifici come imprese, aziende, lavoratori, salute, che interessano la vita di ognuno di noi. Ma se le trattiamo come una faccenda burocratica, senza un minimo di slancio emotivo, ecco che diventa tutto estraneo alle preoccupazioni dei cittadini. A chi chiede come avvicinarli all’Europa, dico che questo di sicuro è il modo per allontanarli. Davanti a due leggi importanti vediamo un governo che non c’è, un’aula semivuota e discorsi esoterici sugli sfalci e le potature”.
Ha sfidato tutti con un discorso molto appassionato sui valori europei, sulla dedizione e il lavoro intenso che richiedono. L’avranno presa per un pazzo?
“Penso di sì. Ma anche se ci sono molti colleghi più competenti di me sulla materia, ho chiesto di sfruttare quest’occasione per dire cosa è in gioco oltre alle infrazioni. Tra poco andremo a votare, era un modo per dire che l’Europa ci riguarda”.