Bruxelles – La campagna delle parti interessate sulla proposta di riforma del copyright non si arresta, e anzi prosegue a ritmi incessanti. Gli editori europei riuniti nell’ENPA (European Newspaper Publishers’ Association) hanno chiamato a raccolta oltre 227 organizzazioni, che hanno sottoscritto una dichiarazione ufficiale per il Parlamento europeo, chiamato al voto definitivo.
Autori, compositori, giornalisti, editori e artisti chiedono di approvare la riforma delle norme di tutela del diritto d’autore. Per l’occasione è stato coniato un nuovo hashtag, che nelle ultime ore sta invadendo internet: #yes2copyright. Alla campagna aderiscono enti come le italiane l’AIE (Associazione Italiana Editori), la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori), ma anche soggetti internazionali come il quotidiano britannico the Independent. Tutti in pista per chiedere di “adottare rapidamente la direttiva, come concordato nei negoziati del Trilogo” del mese scorso.
Una decisione definitiva sul dossier potrebbe essere presa dall’Aula del Parlamento europeo in occasione della seduta plenaria di fine marzo (25-28 marzo), vero e proprio momento della verità: è in quel frangente che si si capirà chi tra favorevoli (una parte delle istituzioni UE) e contrari ( i giganti del web quali Google e Facebook) avrà prevalso.
La questione del copyright continua a dividere. Se da un lato gli editori chiedono di salvaguardare un settore, l’industria cultura europea, che vale circa 536 miliardi di euro l’anno e che impiega circa 12 milioni di persone, dall’altro lato invece, insieme ai colossi digitali si schierano tutte quelle figure provenienti dal mondo della nuova creatività digitale (soprattutto ‘youtubers’) che vorrebbero mantenere un internet quanto più libero possibile, senza limiti all’accesso dei contenuti.
La proposta di modifica della direttiva, così come stilata dall’europarlamentare tedesco, Axel Voss (PPE), risponde alla logica del far pagare gli utilizzatori della rete per i contenuti scritti e audiovisivi, che in quanto tali dovrebbero rispondere alla stessa tutela dei diritti d’autore vigente al di fuori del web. Si calcola che ogni anno ‘spariscono’ 300 milioni di euro per mancato pagamento dei diritti su internet. Sul testo normativo nella sua versione originale non sono mancati attività di lobby da entrambe le parti, così come sulla versione dell’accordo raggiunto in sede di Trilogo (organismo composto da rappresentanti di Commissione, Consiglio e Parlamento UE).
Gli Stati però sono divisi. Italia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Finlandia, Slovenia, Polonia, Svezia, Croazia, Lussemburgo e Portogallo sono contrari alle proposte di modifica.