Bruxelles – Si spera nell’accordo, ma si ricorda di essere pronti al peggio. La Brexit disordinata, quella senza un accordo con regole chiare di uscita, ancora non è scongiurata. Al contrario, allo stato attuale è l’opzione esistente visto il mancato sostegno all’accordo raggiunto, bocciato dal parlamento di Londra, e che l’UE non intende riaprire.
La premier britannica Theresa May è volata a Strasburgo, dove si riunisce il Parlamento europeo in sessione plenaria e il collegio dei commissari. Un incontro di persona dopo un week-end passato al telefono. Il capo del servizio dei portavoce dell’esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, annuncia in mattinata che “incontri politici non sono in agenda”, poi nel pomeriggio l’annuncio del faccia a faccia alla vigilia di un voto molto delicato.
Domani la Camera dei Comuni dovrà dire se le garanzie giuridicamente vincolanti concesse unilateralmente da Bruxelles possono essere soddisfacenti o meno. L’auspicio è che tutto vada per il meglio, perché un eventuale voto negativo spianerebbe ancora di più la strada ad un’uscita disordinata senza alcun accordo. Un rischio reale, e del quale tutti sono coscienti.
Nel giorno in cui si dice che un incontro Juncker-May non ci sarà salvo poi essere annunciato, a Bruxelles si ritrovano i ministri economici dell’Eurozona. Il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis ammette che “contatti intensi con le autorità britanniche sono in corso”, e che con le rassicurazioni date sulle misure transitorie per evitare la chiusura della frontiera irlandese “si auspica di essere in condizione di giungere un accordo”. Quello che tutti vorrebbero, ma se le cose dovessero mettersi male “piani d’emergenza sono stati fatti”.
Il messaggio dei membri dell’Eurozona è il seguente: i piani di emergenza ci sono, ma si vorrebbe farne a meno. Lo ribadiscono a vario titolo il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, la dalla ministra spagnola Nadia Calviño, il ministro olandese Wopke Hoekstra. Non può esimersi neppure il ministro portoghese Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo. “Ci aspettiamo presto una decisione. Se ciò non accade, tutti i paesi dell’Unione europea hanno dispositivi per far fronte a uno scenario di assenza di accordi, che vogliamo evitare”. Londra permettendo.