Bruxelles – Tassa sulle transazioni finanziarie, l’UE perde ancora un pezzo. Dopo l’Estonia adesso anche l’Austria pensa di sfilarsi. “Sono scettico perché ha assunto la forma di una mera imposta sulle azioni che è lontana dall’idea originale”, ammette il ministro delle Finanze di Vienna, Hartwig Loger, a margine dei lavori dell’Eurogruppo.
La tassa sulle transazioni finanziarie è un progetto di politica fiscale che ricalca la proposta dell’economista premio Nobel James Tobin. L’intenzione era quella di imporre prelievi su tutte le imprese finanziarie al fine di ridurre la volatilità dei mercati finanziari e ridurre le speculazioni.
L’Austria rientra nel gruppo di undici Stati Membri (Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna) che da tempo lavorano al progetto di introduzione di un prelievo su tutte le compravendite finanziarie. Lavorano evidentemente da troppo tempo. “Da molti anni si svolgono discussioni sulla proposta della Commissione”, lamenta Loger.
All’inizio era stata l’Estonia a uscire dal progetto, poi i rappresentanti dei governi più influenti dell’UE ha mostrato reticenze, e questo ha influito sull’intero dibattito, spiega il ministro austriaco. Il progetto di una tassa sulle transazioni finanziarie con un’ampia base di calcolo “non è stata accettata da Francia e Germania”. Per questo “abbiamo detto che dobbiamo esaminare” la contro-proposta franco-tedesca, per vedere “se questa tassa puramente condivisa può arrivare ad una discussione successiva.
La volontà di introdurre una tassa che si rifà all’idea dell’economista Tobin dunque sembra essersi smarrita per strada. Nel 2013 la Commissione europea mise a punto la proposta su richiesta degli Stati membri. I lavori sembravano essere arrivati in uno stadio avanzato quando erano state messe sul tavolo le aliquote (0,1% sulle azioni, esclusi i titoli di Stato, e dello 0,01% sui derivati), e si stava ragionando sui soggetti da tassare. Sembrava si potesse produrre un accordo già a fine 2015, ma l’entusiasmo si è smorzato sull’effetto del rallentamento dei lavori. Anche gli inviti della Francia a rilanciare la speciale tassa sembrano caduti nel vuoto.