Bruxelles – La comunità internazionale ci riprova: la prossima settima (12-14 marzo) Bruxelles ospita la terza conferenza internazionale sulla Siria per cercare risposte concrete ad una crisi che dura ormai da nove anni, e che ha provocato duri danni al Paese e alla sua popolazione. La situazione umanitaria, dentro e fuori la Siria, resta la questione prioritaria nell’agenda dei ministri degli Esteri.
Il sostegno finanziario è il vero nodo politico, con i rappresentanti delle 85 Nazioni chiamati a un accordo sul contributo economico, soprattutto per i Paesi confinanti con la Siria: ci sono 5,6 milioni di rifugiati, ospitati soprattutto in Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto. Per loro serviranno aiuti, così come ai 6,6 milioni di sfollati interni.
Per quanto riguarda i finanziamenti alle misure di aiuto umanitario, a oggi si registrano dati “positivi”, secondo gli addetti ai lavori. Lo scorso aprile, la seconda conferenza internazionale sulla Siria aveva visto l’impegno dei donatori internazionali (pubblici e privati) impegnarsi per 7.9 miliardi di dollari nel periodo 2018-2020. Solo nel 2018, sono stati accordate garanzie per 6 miliardi, ben al di là dell’impegno minimo di 1,6 miliardi di dollari. Complessivamente la comunità internazionale ha superato di quasi il 40% gli aiuti promessi alla conferenza di Bruxelles dello scorso anno per la crisi siriana per l’anno 2018.
L’Ue, che dallo scoppio della crisi siriana (2011) ha stanziato 17 miliardi di euro in aiuti, da sola contribuisce al 70% degli aiuti internazionali per il 2018, con Germania e Regno Unito nella veste di maggiori contributori UE. Si tratta di risorse destinate principalmente a Giordania e Libano, Stati confinanti della Siria alle prese col fenomeno dell’accoglienza migranti. Le risorse fin qui sono state impegnate per opere strutturali e infrastrutturali, istruzione, e aiuti alimentari.
A questo si aggiunge il sostegno alle politiche di integrazione. La questione è in questo momento principalmente umanitaria, ma attorno alla Siria ruotano interessi geo-politici. L’attività politico-diplomatica europea viene vista dalla Russia, che considera il Paese mediorientale di suo strategico interesse per la regione, come un tentativo di sottrarlo al controllo del Cremlino. L’UE vuole essere certo che gli aiuti non finiscano nelle casse del regime di Bashar al Assad, vicino al presidente russo Vladimir Putin. C’è poi interesse a fare in modo che queste risorse economico-finanziarie messe a disposizione della Siria non cadano nelle mani di organizzazioni terroristiche come Isis.
L’obiettivo della conferenza è quello di raccogliere promesse di sostegno finanziario ancora maggiori, ma garantendo un uso sicuro delle risorse. La cooperazione internazionale invocata dagli europei mira a questo. Resta ancora il nodo del futuro di Assad: l’UE vorrebbe una transizione, cosa che invece non è nell’agenda della federazione russa.
A margine della conferenza politica non manca il dibattito su temi di altra natura. Promozione della donna e digitale sono due dei temi discussi prima della riunione dei ministri. Tra gli eventi in programma spicca “Syria Digital Lab”, laboratorio che intende spiegare come il digitale possa rappresentare una soluzione ad alcuni dei problemi che affliggono la popolazione siriana da un punto di vista umanitario, sociale e imprenditoriale.
L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini, parteciperà a “A dinner with Syrian women”, per discutere con donne siriane del loro ruolo di riconciliazione nazionale.