Bruxelles – E’ possibile rinviare la Brexit di qualche settimana, ma non oltre il 23 maggio, giorno di inizio delle prossime elezioni europee, e solo se ci sono seri motivi per farlo.
Il capo negoziatore del Parlamento europeo per la Brexit, Guy Verhofstadt, davanti alla commissione Affari costituzionali, ha fatto oggi il punto sulla situazione, considerando in particolare la possibilità, “espressa per la prima volta dalla premier Theresa May”, che Londra possa chiedere una proroga della data di uscita, ora fissata alla mezzanotte tra il 29 e il 30 marzo. Secondo il gruppo di lavoro che Verhofstadt guida, e del quale fa parte anche l’italiano Roberto Gualtieri, “una proroga non oltre le elezioni è possibile, per ragioni procedurali e per favorire un’uscita ordinata, ma il governo britannico deve chiarirci le ragioni e lo scopo di una eventuale richiesta in questo senso”.
Verhofstadt ha ribadito che l’UE vuole “assolutamente evitare una situazione di separazione senza accordo”, e dunque si impegnerà in ogni modo nei negoziati per evitarlo, ma nel rispetto dei paletti che Bruxelles ha fissato, ed anche una proroga della scadenza fissata dall’articolo 50 del Trattato UE, se richiesta, “deve essere escluso che sia lunga, che vada al di là delle prossime elezioni europee”.
In sostanza il Parlamento, che poi dovrà votare sull’accordo raggiunto tra Londra e UE ed approvato dalla Camera dei Comuni, se mai lo sarà, è disposto a concedere qualche settimana in più, ma solo se il governo britannico dovesse avere una necessità “tecnica” per approvare alcune misure operative necessarie a una Brexit ordinata.
Nel caso di un non accordo Verhofstadt ha ribadito che dovranno essere prese misure per tutelare i cittadini, “che non possono essere vittime di un no deal, e restano la nostra priorità”.