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    Home » Politica » Post-Brexit: E’ possibile un’Irlanda unita, secondo la sinistra GUE/NGL al Parlamento europeo

    Post-Brexit: E’ possibile un’Irlanda unita, secondo la sinistra GUE/NGL al Parlamento europeo

    In molti pensano alla riunificazione Nord-Sud. Per alcuni la secessione è inevitabile, restano da chiarire i modi

    Tullio Aversa</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@tullioaversa" target="_blank">@tullioaversa</a> di Tullio Aversa @tullioaversa
    7 Marzo 2019
    in Politica

    Bruxelles –  L’Irlanda tornerà unita, dopo la Brexit, e tutta dentro l’Unione europea? Se ne è parlat ieri serao al Parlamento europeo in un evento organizzato dal gruppo della sinistra GUE/NGL “Post-Brexit: Towards A United Ireland?”. Rappresentanti del Sinn Féin, insieme a giornalisti e deputati Irlandesi al Parlamento europeo hanno discusso del possibile futuro della cosiddetta Isola di smeraldo.

    Le premesse erano alquanto discutibili dal momento che la maggior parte degli ospiti erano di chiaro animo nazionalista irlandese, e non si è lasciato uno spazio adeguato ad eventuali rappresentanti unionisti del Nord, leali al Regno Unito, ed in effetti alla fine del convegno le posizioni sono risultate essere tutte alquanto favorevoli ad una eliminazione delle barriere tra i due territori.

    La vicepresidente del Sinn Féin, Michelle O Neill ha aperto le danze con un discorso sui rapporti storici tra Irlanda e Gran Bretagna basati, come ha tenuto a dire, su una storia di colonialismo e ribellione, a cui però sono andati a sostituirsi con il tempo sentimenti di pace, riconciliazione e mutuo rispetto. Ideali cui tutti i partecipanti hanno contrapposto l’attuale preoccupazione per la possibile costruzione di nuovi muri nei confini nord-irlandesi, che potrebbero dare vita a nuove ostilità tra la Repubblica d’Irlanda ed il Regno Unito, facendo riaccendere quei focolai che si erano assopiti dopo le lotte avutesi tra gli anni 60 e 90 del 1900 e terminate ufficialmente solo con la firma degli accordi del Venerdì Santo nella primavera del 1998.

    Ciò su cui tutti hanno spinto è che Londra in primis debba riuscire a creare le condizioni politiche ideali al fine di avere un dialogo pacifico e costruttivo, che permetta la formazione di un’Irlanda nuova e unita. Tra le varie vie consigliate è da rimarcare quella della stessa vicepresidente del Sinn Féin, di un possibile referendum volto all’ascolto dei cittadini nord-irlandesi, così com’è stato già fatto per la questione Brexit. Cercando di evitare il più possibile il riproporsi degli errori del passato, che hanno dato vita a forti battaglie e tensioni tra i due Stati, e andando così a creare non solo una nuova Irlanda ma anche un nuovo Regno Unito.

    Tra gli altri fattori che farebbero concorrere per un’unione irlandese vi è poi la prospettiva di un’economia più florida, seppur nessuno sia riuscito a dare dati certi e con evidenze scientifiche. Ed è proprio su questo discorso che si riallaccia Peter Shirlow (Direttore presso l’istituto di studi irlandesi dell’Università di Liverpool) , che uscendo fuori dagli schemi azzarda un discorso sui motivi per cui le due zone non riusciranno a riallacciare i propri legami o al limite, nel caso dovesse succedere l’improbabile, questo avverrà a caro prezzo. Il professore fa notare nel suo intervento come le differenze tra la repubblica e la monarchia di Irlanda siano notevoli, a partire dall’assistenza sanitaria, che nel sud copre circa il 37% della popolazione, mentre nel nord la percentuale sale al 100%. Un nord dunque più avanzato non solo economicamente, ma anche socialmente.

    Tuttavia, alla fine di tutto, anche lui si è dovuto arrendere al fatto che la Brexit in fin dei conti può essere considerata come il catalizzatore che ha accelerato un processo per tutti inevitabile. L’uscita del Regno Unito dall’Europa è riuscita a facilitare la discussione riguardo questo argomento aumentando le possibilità di raggiungere l’obiettivo di una Irlanda senza barriere.

    Ma nessuna dissertazione in questa prima parte della conferenza è riuscita a catturare maggiormente l’attenzione del pubblico quanto lo spettacolo ideato da Paddy Cullivan, commentatore politico, musicista e comico, famoso per la sua raffinata ironia. Questi, infatti, dopo avere riassunto brevemente la movimentata storia irlandese, va a suggerire quella che potrebbe essere la nuova bandiera dell’Isola nel caso in cui la riunificazione dovesse divenire realtà. Un’arpa dorata con viso di donna su sfondo verde, in ricordo degli eventi del 1798 in cui gli Irlandesi dichiararono la nascita della Repubblica di Connacht, adoperando proprio questa bandiera come simbolo della riconquista dei loro territori strappati via agli anglosassoni. Il discorso genera scalpore tra i partecipanti alla conferenza, i quali hanno ringraziato il, questa volta un po’ meno comico, Cullivan per la sua proposta con un lungo e sentito applauso.

    Gli esperti cercano di rendere l’idea di un’Irlanda unita più forte economicamente e socialmente guarita dalle ferite riportate dalle guerre del passato. Solamente Matt Carthy (deputato europeo del Sinn Féin) riesce a dare una spiegazione su una possibile secessione progressiva dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito, che vede l’Europa come attore principale di mediazione tra la Gran Bretagna e la Repubblica verde, la quale, seppur staccata da Londra, si farà garante della pace di un processo che necessiterà non solo di un aiuto politico, ma anche economico fino a quando la transizione non avrà termine. Nel frattempo, le strade di Londra ritrovano la paura di nuovi attacchi terroristici e seppur non si sappia chi sia il mandante, certo è che i nuovi pacchi bomba arrivino tutti dall’Irlanda.

    Se una riunificazione pacifica sarà possibile questo dipenderà tutto dalla forma di dialogo che verrà scelta dalle due nazioni coinvolte. Per ora non resta che domandarci: seppure gli interessi dell’Irlanda del Nord non siano del tutto protetti da Londra, siamo sicuri che Dublino riesca nell’obiettivo?

    Tags: brexitGue/NglIrlandariunificazione

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