Bruxelles – Sentire poco, capire male quello che ci viene detto. Una vita non semplice, con ripercussioni nel privato e sul lavoro. Le carenze uditive non trattate sono una realtà in tuta Europa. Circa lo 0,5% della popolazione dell’Ue soffre di problemi di udito che restano lontani dalla cure del caso. Un dato che si traduce in una popolazione di 22,6 milioni di persone alle prese con un patologia invalidante che costa a tutta l’Unione europea 185 miliardi di euro ogni anno, 25 miliardi di euro in più rispetto a tutto il bilancio comunitario del 2018.
I dati sono contenuti nel rapporto scientifico “Ipoacusia, cifre e costi”, rilanciato da Hear It, organizzazione internazionale senza fini lucro attiva nel settore e considerata come portale di riferimento per le patologie auditive. Nello specifico il documento analizza il fenomeno noto come ‘ipoacusia’, vale a dire l’indebolimento del funzionamento del sistema uditivo.
Il fenomeno è più grande di quanto si pensi. Complessivamente sono 34,4 milioni gli europei con problemi a sentire ed ascoltare, ma la maggior parte di loro (22,5 milioni, 5,2 milioni dei quali in Italia) si trascura. E questo si traduce in costi sociali. Difficoltà di udito si trasformano spesso in problemi sul lavoro, con gli Stati chiamati a spendere per gli ammortizzatori sociali a sostegno di quanti si ritrovano senza impiego.
“Il rapporto scientifico dimostra chiaramente che l’ipoacusia non trattata rappresenta un grave problema di salute e che l’ipoacusia non curata ha un enorme impatto economico e sociale sulla nostra società”, sottolinea Kim Ruberg, segretario generale di Hear-it AISBL.
Il problema è oltretutto destinato ad “aumentare negli anni a venire”, denuncia lo studio. Normale conseguenza dell’invecchiamento, e con una popolazione europea sempre più anziana l’indebolimento auditivo si farà sempre più diffuso.