Bruxelles – La materia è delicata, ma inevitabile “non possiamo tornare ai pizzini e ai volantini, non possiamo tornare alla carta perché non investiamo abbastanza in sicurezza”. Le domande al Garante europeo per la Protezione dei Dati, in occasione della presentazione del rapporto annuale del suo ufficio, scivolano rapidamente verso i problemi di trasparenza legati alla prossima campagna elettorale europea, e Giovanni Buttarelli al suo ultimo anno di mandato quinquennale (ma non è ancora detto che non si ricandidi) non si tira indietro.
Nella sua introduzione aveva lanciato un sassolino nello stagno, dicendo che “dobbiamo permettere a tutti i partiti di avere un accesso onesto e aperto a tutte le tecnologie, ma – aveva avvertito – dobbiamo proteggere i cittadini da fake news o hate speech”.
Anche la Piattaforma Rousseau è un esempio della necessaria evoluzione della politica. “I pro e i contro di questa piattaforma, per chi la ama e chi no, devono servire a fare un passo avanti nella democrazia elettronica… tornare ai pizzini o ai volantino non va bene”. Ma la democrazia elettronica deve crescere, “non è solo quella all’interno di un partito politico, ma riguarda anche consultazioni di Comuni, Reagioni…”. Ma ci sono problemi, in Olanda ad esempio ricorda “si sono dovuti fare dei passi indietro circa alcuni test di voto elettronico (che pure comincia ad essere un passo inevitabile) perché ci sono stati rumors di interferenze di potenze straniere, ma non possiamo tornare alla carta perché non investiamo tanto in chiave di sicurezza”.
Nonostante l’esperienza olandese però, secondo Buttarelli le interferenze straniere nella campagna elettorale per le europee “per ora sono state meno del previsto, grazie ai tanti interventi di regolazione che si stanno attuando”.
Secondo il Garante la raccolta di dati personali “per finalità di propaganda elettorale è legittima, ma è molto diversa da quella commerciale”, e spiega che “non si può raccogliere un dato per aziende di nostra fiducia e poi vederlo passarlo a organizzazioni politiche che mi mandano un messaggio per votare un rappresentante politico, e poi dicono ‘avevamo il suo consenso'”.
E qui si apre anche un altro problema da gestire: “Un sistema di profilazione può definirci bene, ma può anche sbagliare – avverte Buttarelli – ed in quel caso allora c’è discriminazione di fatto, perché verrò classificato in una maniera non corretta, non sarò ‘io'”. per il Garante europeo inoltre “le persone devono poter sapere se sono profilate, e con quale profilo”.
Il grande regolamento del settore è quello chiamato “GDPR”, entrato in servizio oramai quasi un anno fa, con il quale siamo stati inondati di mail di aziende e organizzazioni varie che ci chiedevano di confermare il nostro consenso all’utilizzo dei nostri dati. Questo sistema, prevede Buttarelli, “reggerà 7-10 anni, poi si inizierà a discutere di come aggiornarlo, ma – ammonisce – il futuro va discusso adesso, questo diremo alla politica dopo le prossime elezioni”.