Bruxelles – La voglia di evitare il peggio, il pericolo che al di là della buona volontà non si possa evitare. Jean-Claude Juncker non nasconde la delicatezza del momento. Il presidente della Commissione europea vorrebbe evitare di parlare di Brexit, ma i partecipanti dell’assemblea plenaria del Comitato economico e sociale europeo (CESE) lo incalzano e alla fine si vede costretto a rispondere. “Se uno situazione di mancato accordo si dovesse verificare, e non posso escluderlo, le conseguenze sarebbero terribili. Per tutti” avverte.
Dichiarazioni che giungono a poche ore dall’incontro con la premier britannica, Theresa May, a Bruxelles per un colloquio che ha prodotto poco o nulla. Il comunicato congiunto diffuso ieri in serata sottolinea lo volontà di evitare un confine rigido tra le due Irlande, la natura transitoria delle garanzie minime (backstop) per evitarlo, e che si può rivedere il contenuto della dichiarazione politica da allegare all’accordo bocciato dal Parlamento di Londra. Juncker e May hanno invitato i rispettivi negoziali a “continuare ad esplorare le opzioni” possibili per evitare il peggio. Un formula che indica la difficoltà dell’impasse.
Juncker nel suo intervento non accenna minimamente alla Brexit. Prova a scherzarci su. “Dovrei dire qualcosa sulla Brexit? No, penso che non sia il caso”. Battuta tagliente alla Juncker, che allude alle difficoltà legate al tema. Poi, viste le domande che arrivano dai presenti alla sessione di lavori del CESE, ritiene di dover rispondere. “Penso che il peggio possa essere evitato, ma sulla questione non sono ottimista”. Perché, lamenta, al di là degli sforzi c’è una barriera insormontabile a Londra: “Il Parlamento britannico ha sempre una maggioranza per votare contro tutto, ma non ha mai una maggioranza per votare a favore di qualcosa”.
Non è la prima che Juncker mostra pubblicamente sfiducia nella possibilità di avere una Brexit ordinata, vale a dire con delle regole concordate con Londra. Già l’estate scorsa aveva avvertito di prepararsi al peggio, quando c’era ancora tempo per negoziare una via d’uscita. Adesso il tempo è agli sgoccioli e le possibilità di trovare una soluzione si riducono.