Bruxelles – “Al momento non ci troviamo in un momento di crisi migratoria, anche se vediamo che c’è una pressione per le frontiere esterne e dobbiamo essere pronti per questo”. La sintesi della situazione sul fronte dei flussi migratori è questa, come fornita dal direttore esecutivo dell’Agenzia europea di guardia costiera e di frontiera (Frontex), Fabrice Leggeri, in occasione della presentazione del rapporto che riassume l’attività del 2018 e traccia un quadro preliminare di quello che attende o potrebbe attendere gli Stati membri da qui in avanti.
Complessivamente delle tre rotte migratorie principali (Mediterraneo occidentale, Mediterrano centrale e mediterraneo orientale), due su tre non sembrano destare problemi. I flussi si riducono, e questa è buona notizia per Paesi come l’Italia, Stato in prima linea a farsi carico degli arrivi. Complessivamente le partenze da Libia e Tunisia si sono ridotte dell’80% nel 2018, rispetto ai numeri dell’anno precedente.
A destare preoccupazione è il versante occidentale. Gli arrivi in Spagna sono aumentati del 156%, e si tratta di persone provenienti dai Paesi dell’Africa sub-sahariana, sottolinea Leggeri. Praticamente un continente intero si mette in marcia verso la Spagna, visto che la regione comprende 48 Stati. Una situazione determinata dal mutato contesto regionale e non solo. Da una parte, sottolinea il documento, la via del Mediterraneo centrale (quella che riguarda l’Italia) “è considerata più pericolosa”, e poi, sottolinea Leggeri, “gli scontri tra gruppi armati in Libia hanno avuto un impatto sull’attrattività dei migranti, che hanno preferito Paesi più stabili” dai quali cercare di partire alla volta dell’Europa.
Ma non finisce qui. “L’esodo dalla regione siriana di Idlib potrebbe innescare un nuova ondata migratoria incontrollata”, avverte Frontex. L’ordine di grandezza dei siriani in movimento è di “centinaia di migliaia”. Un problema, poiché “una nuova di onda migratoria di questa scale verso l’Europa potrebbe essere difficile da contenere”.
Ma un altro elemento di criticità per l’immediato futuro, mettere in evidenza il rapporto, è il deterioramento della situazione nelle Americhe centrale e latina. La crisi venezuelana è uno dei principali motivi delle 42mila richieste di protezione internazionali presentate nel territorio dell’Ue nel corso del 2018. Solo dal Venezuela si sono spostati circa tre milioni di persone, e “siccome i Paesi confinanti si dichiarano al limite della loro capacità do accoglienza, il numero di persone che cercherà di migrare in Europa aumenterà”.
Dal direttore di Frontex arriva quindi il richiamo agli Stati a fare di più. “La gestione delle frontiere non è la gestione dei fenomeni migratori”. E poi, i tentativi di ingresso clandestino sono in aumento (2.258, +636 rispetto al 2017), soprattutto via terra, e “gli Stati ne rilevano meno di quello che ci si attende in tempi di controlli rafforzati alle frontiere esterne”.