Bruxelles – Ambiziosi (e molto ottimisti), per un’Europa più ambiziosa. Un gruppo autonomo in Parlamento europeo, che abbia potere di iniziativa legislativa e che sia affiancato da un vero governo dell’UE, con maggiori competenze oggi di esclusiva prerogativa degli Stati. Volt, il nuovo movimento politico pan-europeo, intende fare sul serio. Un programma di riforme di breve e lungo periodo, perché “il federalismo non si avrà dall’oggi al domani”, riconosce Federica Pesce, candidata capolista in Italia, in occasione dell’incontro con Eunews. La dichiarazione di Amsterdam, manifesto programmatico di Volt, segna le linee guida del movimento: più Europa, più cittadinanza attiva, più partecipazione on-line, più politiche sociali e culturali. Oltre alla riforma dell’architettura istituzionale dell’Ue.
Eunews: Nella dichiarazione di Amsterdam affermate di avere proposte “visionarie” ma comunque “realistiche”. Eppure molte delle cose che proponete richiedono la modifica dei trattati dell’UE, cosa che quasi nessuno vuole. E’ veramente così realistico il vostro programma?
Pesce: “Non tutti i cambiamenti richiedono cambiamenti dei trattati. Il superamento del principio dell’unanimità per adottare le decisioni, ad esempio, non lo richiede. Così come destinare più risorse a programmi come ad esempio Erasmus+ non richiede il cambio dei trattati. Intendiamo perfezionare ciò che può essere perfezionato a livello europeo senza dover ricorrere ai trattati”.
E: Le riforme per così dire “pesanti”, come l’istituzione di un governo europeo o l’attribuzione di competenze in materie legislative che oggi competono agli Stati, come lavoro o istruzione, richiederanno però un cambio dei trattati…
P: “Noi trattiamo le cose che sono alla radice del deficit democratico. Una di queste l’iniziativa legislativa, che non è politica ma tecnica. Per questo chiediamo che a fare le leggi sia il Parlamento. Ancora, l’Europa non è sociale. Le competenze sono nazionali, e non critico l’Ue per questo. Alcune cose si possono fare subito, altre richiederanno più tempo. Soprattutto su queste ultime vogliamo sollevare il tema e stimolare il dibattito”.
E: L’obiettivo rimane quello degli Stati Uniti d’Europa?
P: “C’è tanto federalismo, ma il federalismo non avverrà dall’oggi al domani”.
E: Europa a più velocità: ‘sì’ o ‘no’?
P: “Dipende da come fatta. Se viene fatta su modello del trattato di Aqusigrana siamo contrari. Ma il principio potrebbe funzionare in futuro”.
E: Promuovete la cittadinanza attiva, site attivi su internet, chiedete elezioni telematiche, siete un movimento. Volt ricorda un altro movimento. Cosa vi differenzia?
P: “In termini di partecipazione ricordiamo il primissimo Movimento 5 Stelle. E devo dire che a quello ci siamo un po’ ispirati. La grande differenza è che noi non abbiamo alle spalle la Casaleggio e associati. E a differenza del Movimento 5 Stelle, Volt non richiama a raccolta contro il sistema. La nostra struttura è costituita da ‘city teams’ (gruppi cittadini, ndr) per fare ‘meetup’ (servizi e attività di reti sociali per facilitare incontro di persone, ndr). Abbiamo gruppi locali che agiscono autonomamente, e poi c’è un coordinamento dei vari gruppi presenti un Europa. Il 23 e 24 marzo a Roma si terrà il nostro congresso europeo”.
E: Già deciso con chi allearvi?
P: “Volt partecipa alle elezioni in 12 Stati membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia. In questo momento stiamo finalizzando le procedure amministrative in sei Paesi. Ma è di oggi la notizia che abbiamo depositato le liste elettorali al consolato d’Italia in Belgio. Ci piacerebbe eleggere 25 parlamentari tra sette Stati membri diversi per avere un gruppo autonomo, ma siamo consapevoli che probabilmente non succederà”.
E: In quel caso? Avete un piano B? Sapete con chi allearvi?
P: “No, vedremo dopo le elezioni. Sicuramente mai con populisti ed euroscettici. Guardiamo a tutte le forze progressiste e pro-Europee”.
E: Obiettivo della campagna elettorale?
P: “Far parlare di Europa, perché durante la campagna elettorale si parla sempre di questioni nazionali. Un po’ lo capiamo: il dibattito è nazionale perché le leggi elettorali sono nazionali.
E: A proposito di legge elettorale: la soglia di sbarramento al 4% in Italia è un handicap?
P: “La soglia di sbarramento è un grande impedimento democratico, però ha una sua logica. Disincentiva i partiti dell’ultimo momento. Il vero problema è la raccolta firme. In Italia per poter partecipare bisogna raccoglierne 150mila, almeno 30mila per ogni circoscrizione, e almeno tremila per regione. E ogni firma deve essere vidimata da un pubblico ufficiale, che può essere un notaio o un consigliere regionale. A questo si aggiungono ostacoli burocratici inutili. Solo in Italia abbiamo procedure così…”.