Bruxelles – Il 29 marzo il Regno unito lascerà l’Unione europea, questo è sicuro, “l’esito del referendum va rispettato”, ed è molto meglio arrivare alla Brexit con un accordo che senza, e per questo continuiamo a lavorare senza posa per trovare un’intesa tra di noi e con l’UE. Prendiamoci ancora il tempo necessario. E’ il messaggio che la premier Theresa May ha ribadito oggi alla Camera dei Comuni, durante un ennesimo dibattito sulla questione che sta dilaniando Londra, nel quale ha dovuto dare più volte assicurazioni che, comunque vada la Brexit, “non ci saranno problemi per le forniture di medicinali, per cui non serve fare scorte”.
May ha ricordato che la scorsa settimana è stata a Bruxelles dove ha incontrato “il presidente Juncker, il presidente Tusk, e il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e ho detto loro chiaramente – ha riferito – cosa volesse il Parlamento per sostenere un Accordo di ritiro: vale a dire, modifiche giuridicamente vincolanti al backstop”.
Come aveva anticipato Jean-Claude Juncker May illustrò ai leader dell’UE vari strumenti alternativi per raggiungere, secondo lei, lo scopo, anche perché, ha detto “dato che entrambe le parti concordano sul fatto che non vogliamo in realtà usare il backstop, e che se lo facessimo sarebbe temporaneo, crediamo che sia ragionevole chiedere modifiche giuridicamente vincolanti a questo effetto”. Però, ha riferito May, “come previsto, il presidente Juncker ha confermato la posizione dell’UE secondo cui non riapriranno l’Accordo di revoca”. Però il confronto continua, non è ben chiaro su quali basi, e May stessa tornerà a Bruxelles a fine febbraio.
Ma di prolungare i negoziati oltre il 29 marzo è fuori questione: “Lamentare i danni di una situazione di incertezza e poi prolungarla chiedendo un prolungamento (dell’articolo 50, ndr) sarebbe una contraddizione”, ha detto la premier durante il dibattito.
In casa invece qualcosa si muove. “L’onorevole Gentleman, il leader dell’opposizione (Jeremy Corbin, ndr), condivide le preoccupazioni di quest’Assemblea sul backstop. Accolgo con favore la sua disponibilità a sedersi e parlare con me – ha confermato May – e non vedo l’ora di continuare le nostre discussioni”.
Nel suo discorso May ha promesso aperture sul ruolo del parlamento, assicurandogli “un ruolo più forte” nella prossima fase dei negoziati. Ma la premier pur assicurando di volerlo fare non riesce ad uscire dal cul de sac della non volontà europea di riaprire l’Accordo e del fatto che “la Dichiarazione politica (che riguarda i rapporti futuri tra UK ed UE, ndr) non può essere giuridicamente vincolante e in alcuni settori prevede una serie di risultati: alcuni deputati sono comprensibilmente preoccupati di non poter essere sicuri con precisione in merito a quale rapporto futuro porteranno”.
Come sempre, alle apertura seguono i “ma”, e a Corbin May, dopo aver aperto, abbatte il cavallo di battaglia: “Sul suo suggerimento che il Regno Unito dovrebbe rimanere membro dell’Unione doganale dell’UE vorrei sottolineare gentilmente che la Camera dei Comuni ha già votato contro. E in ogni caso, l’adesione all’Unione doganale sarebbe un risultato meno auspicabile di quello previsto nella Dichiarazione politica”.
Giovedì prossimo, come previsto, May presenterà una nuova “mozione emendabile”, per “tentare di riaffermare il sostegno del Parlamento per la mozione modificata del 29 gennaio, ossia sostenere il governo nella ricerca di modifiche e riconoscere che i negoziati sono in corso”.
Poi, rispondendo ad una domanda, dice che “l’unico sistema per essere sicuri con non ci sia un no deal è restare nell’Unione europea, ma non è quello che faremo”.
“Avendo ottenuto un accordo con l’Unione Europea per ulteriori colloqui, ora abbiamo bisogno di tempo per completare il processo”, sembra implorare e aggiunge che “quando conseguiremo i progressi di cui abbiamo bisogno, proporremo un altro voto significativo”.
Altrimenti, altre dichiarazioni e altre mozioni per tirare avanti, apparentemente, e mettere i deputati, a poche ore dal 29 marzo, di fronte alla scelta di votare l’accordo già bocciato a gennaio o di andare al no deal, e May conta sul fatto che “oltre a chiarire cosa è necessario modificare nell’accordo di revoca, l’Assemblea ha anche riconfermato la propria opinione secondo cui non vuole lasciare l’UE senza un accordo. Il governo è d’accordo”.