Bruxelles – Non sarà un anno felice per l’Italia, non sarà, come ha promesso il premier Giuseppe Conte “un anno bellissimo”, bensì: “l’attività economica rimarrà probabilmente anemica nella prima metà del 2019”, e più in generale “le prospettive di crescita sono soggette a un’elevata incertezza”. Oltretutto “l’incertezza delle politiche sulle condizioni di finanziamento del settore privato potrebbero portare a una recessione più protratta”. Le previsioni economiche d’inverno della Commissione europea sono una doccia gelata per il governo Conte, che si vede tagliare di molto le stime sull’andamento del Prodotto interno lordo (Pil): 0,2% nel 2019 e 0,8% nel 2020. Dati che solo tre mesi fa, con le previsioni Ue di novembre erano fissati all’1,2% e all’1,3%.
“Spiegano ampiamente questa revisione”, sottolinea il rapporto, un rallentamento ciclico peggiore delle attese nel 2018, “amplificato dall’incertezza della politica nazionale e interna”. L’Italia, in sostanza ci ha messo anche del suo. E questo è un problema, perché da un parte le incertezze legate alle decisioni interne faranno ridurre “bruscamente” gli investimenti delle imprese nel 2019, per “rimanere in sordina” nel 2020. Dall’altra parte “il rallentamento più marcato di importanti partner commerciali avrà probabilmente effetti a catena sulla produzione manifatturiera italiana”.
Le misure messe in atto a livello nazionale non sembrano per il momento essere in grado di far fronte ai problemi all’orizzonte. Anche perché i consumi interni, rivela l’esecutivo comunitario, saranno stimolati principalmente dal calo dei prezzi del petrolio e “marginalmente sostenuto dall’introduzione del sistema di reddito della cittadinanza”, che nel migliore degli scenari contribuirà ad un aumento del Pil massimo pari allo 0,1%, secondo i tecnici della direzione generale Affari economici della Commissione.
Il capo della direzione generale, il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, ricorda che l’Italia resta un sorvegliato speciale. “La Commissione continuerà a monitorare gli sviluppi della situazione economica in Italia”, e che l’intesa sulla manovra raggiunta prima di Natale è servito a tutti. “Senza l’accordo le cose sarebbero state peggiori”.
Il quadro offerto per l’Italia è più preoccupante di quelle generale, rivisto come previsto al ribasso per tutti. Le stime di crescita dell’Eurozona vengono tagliate dello 0,6% (da 1,9% a 1,3% per quest’anno), quelle dell’Ue a 27 senza il Regno Unito di mezzo punto percentuale (da 2% a 1,5%). Pesano le incertezze geopolitiche e le tensioni commerciali, che “continuano a rappresentare un rischio elevato per l’economia globale”.