Bruxelles – Niente accordi sulla Brexit senza garanzie per il confine irlandese (backstop) e, possibilmente, una maggioranza chiara nel parlamento del Regno Unito che si esprima a sostegno dell’intesa già raggiunta tra UE e UK. L’Unione europea ribadisce le sue posizioni tese a garantire un’uscita ordinata del Regno Unito dall’UE. Non concede sconti ai britannici, ai quali concede, volentieri, solo maggiori chiarimenti e rassicurazioni nella “dichiarazione politica” sui rapporti futuri, dopo il periodo transitorio che termina a dicembre 2021, che accompagna un accordo considerato chiuso e che non si vuole riaprire.
La trasferta della premier britannica Theresa May a Bruxelles inchioda i britannici davanti alle proprie responsabilità. May non torna in patria con quello che qualcuno che fingeva di non conoscere le posizioni di Bruxelles diceva di poter ottenere, e dovrà spiegare la resa. “E’ importante che May abbia accettato che ci saranno dei backstop”, sottolinea il responsabile Brexit del Parlamento europeo, Guy Verhofstadt, al termine dell’incontro con la leader britannica. Una sottolineatura non casuale, poiché sulle garanzie provvisoria circa la gestione delle frontiera tra le due Irlanda si gioca di fatto la partita della Brexit.
Il Parlamento di Londra ha bocciato la bozza di accordo proprio perché contrario alle condizioni imposte dall’Europa sulla frontiera irlandese, dopo il negoziato con la controparte, per assenza di alternative di marca britannica. Ora May deve dire che l’Ue non cede, e che il massimo che può offrire è arricchire di dettagli la dichiarazione politica legata all’accordo che diano garanzie maggiori. Delucidazioni “vincolanti” ha detto Verhofstadt, omettendo non a caso la parola “legalmente”, che invece May sperava di ottenere.
“Il Parlamento europeo sostiene l’accordo di ritiro, perché garantisce il corretto funzionamento della frontiera irlandese”, tiene a precisare il presidente del Parlamento Antonio Tajani, il quale offre massima disponibilità ad allegare una dichiarazione politica “che non sia solo formale ma sostanziale”. L’unica via possibile per l’Ue è questa. “Abbiamo 52 giorni per discutere e trovare la formula” migliore.
L’Ue, le formule possibili per chiarire la sua posizione, le ha usate tutte. “Non cambiamo il contenuto dell’accordo”, dice Tajani. Mentre il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, dopo aver anche lui incontrato May conferma che l’accordo “non si riapre”. Modi diversi per dire la stessa cosa. Le condizioni sono queste, prendere o lasciare.
May incassa la disponibilità dei partner a continuare a parlare, perché l’Ue vuole una Brexit ordinata e farà di tutto per evitare una separazione senza accordo. La premier sarà nuovamente a Bruxelles a fine febbraio. Per quella data dovrà dire se ha una maggioranza forte, in grado di accettare quello che l’Unione mette sul piatto. Perché “un accordo senza una maggioranza chiara nel Regno Unito non è possibile”, dice Verhofstad, che non vuole vedere maggioranze risicate costituite da una manciata di voti.
Per molti questo oltre Manica potrà essere considerato inaccettabile. May deve lavorare soprattutto a casa propria, ed è forse questa la partita più difficile. L’Ue promette anche un’altra cosa, in cambio della sottoscrizione del patto già bocciato da Westminster: “maggiore ambizione sulle relazioni future”.
Nell’incontro con Juncker, “duro ma costruttivo”, sottolinea in una nota lo stesso presidente, May “ha indicato varie opzioni per affrontare le preoccupazioni nel contesto dell’Accordo di separazione in linea con i suoi impegni nei confronti del Parlamento”. Ma Juncker ha ribadito che “l’accordo rappresenta un compromesso attentamente equilibrato tra l’Unione europea e il Regno Unito, in cui entrambe le parti hanno fatto importanti concessioni per arrivare a un accordo”, che come è, resta. Juncker ha tuttavia espresso la sua disponibilità ad aggiungere una formulazione alla dichiarazione politica concordata dall’UE27 e dal Regno Unito “al fine di essere più ambiziosi in termini di contenuto e velocità quando si tratterà delle future relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito”.