Così non va. La tutela della concorrenza europea, che tanto bene ha fatto in passato alla crescita di aziende in grado di competere sul territorio dell’Unione, frenando anche acquisizioni internazionali che avrebbero “esportato” conoscenze e ricchezza, ora sta diventando un laccio per la crescita economica delle imprese dell’Unione.
L’ultima decisione della Commissione europea, della commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager di bloccare la fusione tra Siemens e Alstom, è un errore, che viene appena prima di quello che si rischia di fare, ma per il quale si stanno creando i presupposti, su Fincanteier-Stx. Nel nome delle regole europee, che certamente la Commissione applica con precisione, si stanno segando le gambe all’industria europea nella competizione con i colossi cinesi o statunitensi. Su uccide nella culla un bambino sano, che può crescere forte.
Per competere sul mercato mondiale, perché oramai è quello sul quale agiscono, e possono sopravvivere le aziende che non siano puramente “locali”, deve esser data loro la possibilità di assumere dimensioni adatte alla sfida, e non tenerle al laccio di una misura solo europea. Che sarà anche il più grande mercato del mondo, ma non basta più all’economia europea.
Un conto è evitare i monopoli, un altro è impedire lo sviluppo, che in certi settori può anche richiedere che, a livello regionale, ci sia un monopolio, che serve però a non chiudere un settore, a non farlo schiacciare da latri colossi. Semplicemente a questo.
Anche la Confindustria italiana, il suo presidente Vincenzo Boccia, da tempo cerca, e trova, alleanze con i colleghi degli altri grandi paesi europei per chiedere all’Unione una virata significativa, una nuova legislazione. Per l’Italia, nell’immediato, potrebbe sembrare una cosa dannosa, essendo, di norma, più terra di conquista che terra di compratori all’estero. Ma Boccia e gli industriali sanno bene che restare nel chiuso di quello che alla fine diventa una forma inattesa di protezionismo, non giova alla crescita.
Il mercato oramai è mondiale e l’Unione europea questo deve avere davanti. Oggi la commissaria Vestager non lo ha fatto, forse qualche margine invece lo aveva, e lo avrà per il caso Fincantieri.
Questa è una delle principali sfide che dovrà affrontare la prossima legislatura europea del Parlamento (dove molti deputati sono già mobilitati) e della Commissione: cambiare le regole della concorrenza, pensando alla tutela dei posti di lavoro, altro aspetto fondamentale della questione, perché anch’essi sono messi a rischio, e misurare la competizione sul mercato mondiale, e non più regionale. Colossi come gli Usa o la Cina non sanno neanche cosa sia il mercato regionale, pensano e lavorano su un’altra misura, e questo deve essere capace di fare anche l’Europa.