Roma – Dopo il fuoco di fila lanciato dal Movimento cinque stelle contro “l’uomo di Bruxelles” che portò alle dimissioni di Mario Nava dalla guida della CONSOB, il Consiglio dei ministri ha scelto al suo interno un successore, sul quale pensa di poter riporre più fiducia e questa mattina ha dato il suo via libera alla nomina del ministro per gli Affari Europei, Paolo Savona, alla presidenza della Commissione nazionale per le società e la borsa, l’autorità per la vigilanza nei mercati finanziari.
La carica era vacante dal 13 settembre del 2018, giorno delle controverse dimissioni di Nava, che fu costretto a lasciare dopo pochi mesi dalla nomina fatta dal governo Gentiloni, la guida dell’Autorità a causa delle fortissime pressioni venute in particolare dai 5 Stelle, che lo vedevano come una sorta di “cavallo di Troia” della Commissione europea, della quale Nava è stimato dirigente, nel sistema finanziario italiano.
Questo di oggi è il primo di una serie di passaggi non formali e non brevissimi, che prevedono prima il parere delle commissioni parlamentari, il parere della Corte dei Conti, il ritorno in Consiglio dei ministri e la firma di nomina definitiva del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Per ora la maggioranza non avrebbe intenzione di avviare un rimpasto: la delega di ministro andrà ad interim al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’intesa tra Lega e Cinque stelle è stata trovata grazie a un possibile ticket con l’altro candidato preferito dal Movimento 5 stelle, Marcello Minenna, che alla CONSOB sarebbe destinato per un ruolo di vertice.
In questi otto mesi di governo e nonostante la carica specifica, l’82enne ex ministro Savona, non ha certo fatto sentire una presenza assidua a Bruxelles. È stato avvistato solo una volta e non per onorare l’agenda istituzionale ma per incontrare gli eurodeputati italiani. E’ stato un ministro senza deleghe che, a sentire le voci di palazzo Chigi, non ha mai legato con la compagine di governo. Distanza che ha origini nella formazione dell’esecutivo, quando accolse con rammarico un ruolo secondario, come contropartita della mancata nomina al ministero dell’Economia.
Ora la decisione del governo passa alla firma del Quirinale, che fin dal principio aveva negato l’assenso per l’altro candidato Minenna. Ma anche per Savona la strada verso via Martini non sarà senza ostacoli, specialmente nelle commissioni parlamentari, dove le opposizioni promettono battaglia. La firma del presidente della Repubblica potrebbe, infatti, superare una delle due incompatibilità di legge, ma certamente non frenerà le polemiche sul pesante conflitto d’interessi. Mattarella potrebbe metterlo al riparo dall’incompatibilità della legge Madia che, per un ente di tale natura, vieta la nomina di un pensionato, se non a titolo gratuito per la durata di un solo anno. La legge Frattini invece, è più difficilmente superabile perché stabilisce “l’incompatibilità di membri di governo con altri incarichi in enti di diritto pubblico”, divieto che dura per dodici mesi dal termine dell’incarico di governo, per evitare potenziali conflitti d’interesse. Tra l’altro tale contestazione era stata all’origine delle critiche del Movimento 5 Stelle all’ex presidente della CONSOB Nava, in quanto funzionario della Commissione europea.
Con l’avvio della procedura è scatto il muro dell’opposizione del Pd anche per la contestazione del conflitto d’interessi. Fino a pochi mesi fa Paolo Savona ricopriva un ruolo di socio nell’ambito del fondo Euklid con sede a Londra e quello di presidente dell’omonimo hedge fund con sede in Lussemburgo. L’esser stato azionista di una società che controlla un fondo speculativo avrebbe dunque un peso per l’indipendenza in un ente come la CONSOB che vigila proprio sul mercato finanziario.