Bruxelles – Il segretario generale della Commissione Europea Martin Selmayr ha tentato ieri di prendere de facto una posizione che gli era sfuggita un paio di anni fa, quella di capo negoziatore dell’Unione europea per la Brexit, aprendo una “consultazione” parallela (e secretata) che però, almeno per ora, non ha portato ad un successo.
Il responsabile europeo per i rapporti con il Regno Unito nel negoziato Brexit è il francese Michel Barnier, che da due anni conduce i difficili colloqui con l’esplicito gradimento e l’appoggio di tutti i partner del 27. Il suo lavoro è giudicato talmente bene che non si fa mistero del fatto che lui, esponente popolare, potrebbe essere la carta segreta per la guida della prossima Commissione europea nella difficile fase che si aprirà dopo le elezioni di maggio.
A suo tempo, un paio di anni fa, il tedesco Selmayr, che allora era il capo di gabinetto di Jean-Claude Juncker, tentò di farsi affidare il ruolo che poi è andato a Barnier, ma la cosa non l’ha mai digerita, e per stare sul pezzo si è ora fatto affidare il coordinamento delle misure d’emergenza europee in caso di non accordo.
Ieri, però, rivela il Times di Londra, il braccio destro di Juncker ha fatto un passo forse più lungo del dovuto, aprendo di fatto una trattativa con i membri del comitato parlamentare britannico per la Brexit. L’incontro, durato circa un’ora e mezza, si è svolto in segreto, ma qualche cosa è stata riferita, anonimamente, da alcuni partecipanti. Il tentativo, delle due parti, era di far scoprire l’altra sulle concessioni che è disposta a fare. Ma alla fine a quanto pare si è girato in tondo senza successo. Selmayr chiedeva se offrendo garanzie legali su un limite temporale al backstop per il confine irlandese il parlamento avrebbe approvato l’accordo, mentre i deputati chiedevano se per fare approvare l’accordo l’Ue avrebbe dato garanzie legali sul tema… Insomma, nessuno si è impegnato su nulla, a quanto pare.
La notizia si è diffusa, ed i parlamentari più favorevoli alla Brexit hanno subito rifiutato la presunta offerta di Selmayr. Oltre Barnier, insomma, non si va.
A questo punto l’unico spazio sul quale sembra si possa lavorare (un incontro tra la premier Theresa May e Juncker è atteso in settimana a Bruxelles) è la dichiarazione politica che fa da corollario all’accordo bocciato dal parlamento britannico, e che l’Ue continua a ripete che non può essere riaperto. Ma più passa il tempo più si conferma che la questione a Londra non è tanto legata al contenuto degli accordi quanto ad equilibri interni ai partiti maggiori, conservatori e anche laburisti. Se ci sarà una soluzione al no deal sarà dunque una soluzione d’emergenza, nella quale qualcuno si farà andare giù, anche se di traverso, un’intesa, che poi magari metterà in discussione il giorno dopo la sua entrata in vigore, per continuare la sua battaglia politica nazionale.