Bruxelles – Il Parlamento europeo ‘destituisce’ Nicolas Maduro, e riconosce come legittimo presidente del Venezuela Juan Guaido, capo del Parlamento venezuelano auto-proclamatosi capo di Stato provvisorio. Nella risoluzione si chiede ora al Consiglio di schierarsi al fianco di Guaido.
Il testo non è vincolante, ma carico di significato politico. E’ l’Europa che dice ‘no’ al governo di un Paese terzo indipendente e sovrano, schierando con quanti hanno già aperto la strada per il cambiamento nello Stato sudamericano. Stati Uniti, Colombia, Argentina, Brasile, Cile e Canada hanno già riconosciuto Guaido come sola autorità venezuelana.
IN base alla Costituzione del Venezuela, il presidente dell’Assemblea nazionale svolge le funzioni in caso di assenza del presidente della Repubblica. In questo caso Maduro si è riufiutato di indire le elezioni, e Guaido si è auto-proclamato nuovo capo dello Stato. I Parlamentari europei non hanno dubbi: l’Aula ha sposato la causa di Guaido con 439 voti a 104 e 88 astensioni.
Tra i banchi degli italiani le perplessità invece non mancano. Tra gli astenuti figurano gli esponenti di Lega, Movimento 5 Stelle, e pure alcuni europarlamentari del Pd (Benifei, Bettini, Briano, Cozzolino, Gentile). Al di là di questo, il dato è la chiara presa di posizione del Parlamento europeo, che oltretutto non sorprende.
“La delegazione del Pd all’Europarlamento ha votato a favore della risoluzione proposta sulla situazione in Venezuela, seguendo le indicazioni del gruppo S&D – spiega la capodelegazione Ptrizia Toia -. Alcuni nostri parlamentari hanno legittimamente scelto di astenersi, ma respingo ogni lettura fuorviante. Stiamo parlando di un paese allo sbando, il cui futuro non è materia di divisioni congressuali. Tutti i parlamentari del Pd sono interessati ad uno svolgimento democratico della crisi Venezuelana”.
Brando Benifei su Facebook ha poi spiegato che “le posizioni differenziate, anche in seno al nostro gruppo, sono legate a quanto si è ritenuto sbagliato l’inserimento di questo riconoscimento incondizionato, il “trofeo” che ha voluto il Presidente Tajani, in una risoluzione per il resto del tutto condivisibile: per me era un errore troppo grande se vogliamo almeno noi essere rispettosi del multilateralismo e perciò, anche per rispetto del difficile lavoro diplomatico comunitario in corso, ho deciso di astenermi, così come altri colleghi hanno votato contro o hanno tolto la scheda di voto al momento della votazione”.
Nel suo intervento in Aula il presidente dell’istituzione comunitaria, Antonio Tajani, ha tenuto a ricordare due cose: che nel 2017 il premio Sakharov per la libertà di pensiero è stato assegnato all’opposizione democratica del Venezuela e che Guaido è “il nostro unico interlocutore”. Ora resta da capire se così è anche per gli Stati che siedono in Consiglio Ue.