Bruxelles – Una notizia buona e una cattiva. A livello generale la disoccupazione nell’eurozona diminuisce, e questa è la buona novella. A livello generazionale, la disoccupazione giovanile (under 25) aumenta, e questa è una notizia infausta, che sancisce l’inefficacia delle politiche comunitarie per le fasce giovani della popolazione e la sofferenza che ancora attanaglia gli Stati con la moneta unica nonostante la crisi si dica superata.
I dati Eurostat mostrano che tra novembre e dicembre 2018 sono stati bruciati in tutta l’Eurozona cinquemila posti di lavori per i giovani, novemila dei quali in Italia. I conti non tornano, perché mentre altrove gli under25 sono stati assorbiti dal mercato del lavoro (tremila assunzioni in Germania, seimila in Portogallo…), nello Stivale sono stati buttati fuori. Il risultato italiano parla di un aumento di disoccupazione giovanile da 484mila a 493mila unità. Ne risulta che se nell’eurozona il numero dei giovani senza lavoro aumenta da 2.386.000 a 2.391.000 è in buona parte a causa delle cattive performance italiane.
In termini generali le cose invece vanno diversamente, a cominciare dall’Italia, dove nello stesso periodo di riferimento (novembre-dicembre) si contano 45mila disoccupati in meno (tasso sceso dal 10,5% al 10,3%). In tutto il territorio dell’area euro il numero di senza lavoro si riduce di 75mila unità nel complesso. Si segnala l’aumento del dato francese. Non una buona notizia per il già tanto contestato presidente francese Emmanuel Macron, che conta adesso 10mila nuove persone in cerca di un impiego, il 40% delle quali giovani.
A livello complessivo l’Ue mostra segnali leggermente diversi. Nell’Europa a 28 si registra un un aumento di entrambi gli indici occupazionali, quello generale (+75mila nuovi posti di lavoro) e quello giovanile (+6.000, anche grazie al saldo polacco di settemila assunzioni), ma ci sono ancora 16,3 milioni tra uomini e donne senza alcun impiego. Qualcosa si muove, ma l’Europa rimane comunque in sofferenza.