Bruxelles – I residenti di Taranto sono stati lasciati a vivere in una zona altamente inquinata, con le autorità italiane che hanno fatto poco o niente per garantire la decontaminazione delle aree pertinenti e rendendo oltretutto impossibile per la popolazione avere “un rimedio efficace”. La Corte per i diritti dell’uomo di Strasburgo (che nulla ha a che fare con l’Unione europea) condanna l’Italia per il polo siderurgico dell’Ilva, la cui gestione ha determinato la violazione di due articoli della convenzione europea per i diritti umani.
Secondo i giudici di Strasburgo l’Italia è colpevole della “persistenza di una situazione di inquinamento ambientale”, che mette a rischio la salute di quanti vivono nell’area circostante l’impianto industriale. Le autorità italiane, si contesta, “non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire una protezione efficace” della popolazione. Non finisce qui. Secondo la stessa Corte, i comitati e quanti hanno fatto ricorso non avrebbero avuto a disposizione strumenti per presentare esposti e denunce presso le autorità nazionali.
Per queste ragioni l’Italia è stata condannata a pagare cinquemila euro di risarcimenti a ciascuna delle 180 persone che hanno sollevato il caso alla Corte. Dunque per l’Italia si tratta di un costo di 900mila euro.
La sentenza di oggi, non definitiva, rischia di rilanciare il dibattito politico in Italia, dove il partito di governo M5S aveva promesso di fermare l’impianto siderurgico, mantenuto invece operativo.