Bruxelles – Mario Draghi conferma il rischio di nuove recessioni. Il presidente della Banca centrale europea avverte che le incertezze “legate alla minaccia di protezionismo, vulnerabilità nei mercati emergenti e volatilità dei mercati finanziari”, così come della Brexit, “se prolungate potrebbero determinare una crescita minore oltre il breve periodo”. Sarà dunque fondamentale che gli Stati “accelerino in modo significativo l’attuazione delle riforme strutturali”, così da essere pronti al peggio, se le cose dovessero mettersi male.
Il numero uno dell’Eurotower esclude per ora rischi. Una recessione, anche tecnica, in Italia o Germania “non viene ritenuta come probabile dal consiglio dei governatori”. Gli indici di crescita sono previsti con il segno positivo, ma in frenata. Vuol dire che la ripresa dell’Eurozona, mai veramente sostenuta, diventerà ancora meno percettibile, nell’Europa con la moneta unica. Ma lo scenario appare inevitabile. Come spiega Draghi, “mentre l’impatto di alcuni di questi fattori è destinato a svanire, è probabile che il momento di crescita a breve termine sia più debole di quanto precedentemente previsto”.
La Bce continuerà a dare il proprio sostegno, anche perché “i segnali provenienti dall’analisi monetaria hanno confermato che è ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario”. Servirà che anche i governi facciano qualche sforzo in più. Da qui il nuovo richiamo a fare le riforme e tenere i conti pubblici in ordine. “C’è la necessità di ricostruire i buffer fiscali”, e questo, sottolinea, “è particolarmente importante nei paesi in cui il debito pubblico è elevato e per il quale la piena adesione al patto di stabilità e crescita è fondamentale per salvaguardare posizioni fiscali sane”. Un nuovo monito all’Italia.