Bruxelles – L’Italia non dovrà recuperare gli aiuti di Stato concessi a Tirrenia, ma la prescrizione decennale che scatta per le sovvenzioni pubbliche non si applica alle richieste di risarcimento danni. L’Italia, in sostanza, non dovrà rispondere alla Commissione europea, ma alla compagnia concorrente di Tirrenia che ha citato lo Stato in giudizio. Il risultato è la Corte di giustizia dell’Ue condanna l’Italia a pagare oltre due milioni di euro, quanto chiesto da chi ha fatto causa.
I giudici di Lussemburgo risolvono la vicenda delle società di trasporto marittimo, chiarendo che una cosa sono gli aiuti di Stato, e un’altra i danni provocati. Negli anni Ottanta, l’impresa di navigazione Traghetti del Mediterraneo (TdM), poi fallita, chiese alle autorità giudiziarie italiane la condanna della Tirrenia Navigazione al risarcimento dei danni causati dalla politica di prezzi eccessivamente bassi da quest’ultima praticati tra il 1976 e il 1980, resa possibile da aiuti di Stato concessi con tanto di legge (684/1974).
All’epoca dei fatti Tirrenia era attiva nel mercato, non liberalizzato per trasporto verso le isole maggiori (Sicilia e Sardegna) e l’Italia peninsulare. Il tribunale di Genova dispose il risarcimento di oltre 2 milioni di euro per i danni conseguenti all’illecito commesso. Per i giudici di Lussemburgo non è possibile dimostrare l’illecito ai sensi delle normative comunitarie, oggi diverse da quelle dell’epoca dei fatti. Oltretutto la Commissione può esigere il recupero di aiuti di Stato fino a dieci anni dall’inizio della situazione irregolare, dopodiché scatta la prescrizione, e “il termine di prescrizione decennale non può essere applicato analogicamente ad un ricorso per risarcimento danni”. L’Italia deve pagare.