Bruxelles – Meno rifiuti diminuiscono, e meno discariche. Alla fine, piano piano, l’Italia si stacca da vecchie abitudini. Sarà l’esito delle condanne europee per il conferimento negli invasi, o un cambio di politiche di gestione frutto di un mutamente culturale. Fatto sta che a guardare i dati Eurostat emerge che nel 2017 la quantità di rifiuti pro-capite prodotta in Italia si è ridotta rispetto al 2016, passando da 497 chili a 489 chili. Una buona notizia, per un Paese che, complice anche una delle maggiori popolosità dell’Ue, rappresenta il 12% della produzione di spazzatura dell’Unione europea.
Ma gli stessi dati dicono anche lo smaltimento in discarica non è più opzione numero uno in Italia. Dei 29,5 milioni di tonnellate di spazzatura prodotti nel 2017, quasi un terzo (8,2 milioni di tonnellate) ha visto il materiale di scarto essere riciclato. Il conferimento nei siti di stoccaggio resta comunque la seconda opzione (6,9 milioni di tonnellate), ma di buono c’è che l’Italia sembra aver cambiato passo, visto che il ‘sorpasso’ del riciclo sull’accantonamento nella buche risale al 2015 e le tendenze seguono ritmi opposti: la mole di immondizia in discarica cala, quella riciclata aumenta.
Aumenta anche la frazione di spazzatura utilizzata per il compostaggio, la trasformazione degli scarti organici dei rifiuti urbani. E’ questa la terza forma di gestione degli scarti in Italia (5,9 milioni di tonnellate, nel 2017), anche questa in aumento costante. Dimunisce, invece, l’ammontare di rifiuti destinato all’incenerimento a fini di produzione energetica (5,6 milioni di tonnellate nel 2017, in ribasso per il secondo anno consecutivo).