Bruxelles – I popolari europei (Ppe) a meno di sorprese saranno ancora una volta i vincitori delle elezioni che si terranno in tutti gli Stati membri nel prossimo maggio, ma una volta in Parlamento avranno bisogno di sponde per permettere ai dossier di avanzare e all’istituzione di funzionare. Le scelte sembrano obbligate: o ci si sposta ancora più a destra, su posizioni vicine e care alle istanze del leader ungherese Viktor Orban, attualmente nella famiglia popolare, o si tenta il dialogo con le forze convintamente europee ed europeiste. Il Ppe ragiona su questa seconda ipotesi.
“I sondaggi che abbiamo, gli ultimi sono di dicembre, ci confermano come prima forza e ci danno in crescita”, conferma il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani incontrando alcuni giornalisti nel suo ufficio di Bruxelles. “I sovranisti – sottolinea il numero due di Forza Italia – sono invece in difficoltà”.
Ufficialmente tra i popolari l’idea di una grande coalizione con socialdemocratici e liberali (gruppi S&D e Alde, in Parlamento) non viene troppo pubblicizzata, la tattica pre elettorale domina in questi mesi, ma gli addetti ai lavori nella sede del partito a pochi passi dal Parlamento europeo, non nascondano che l’ipotesi c’è e che il candidato alla presidenza della Commissione europea Manfred Weber non la esclude. Che possa piacergli, è un’altra storia. Ma di fronte alle incertezze di un voto mai così delicato per le sorti del futuro dell’Ue, si ragiona in termini di difesa. Tajani sembra convinto del rinnovamento dell’alleanza istituzionale tradizionale, “il Ppe – dice – non si sposterà più a destra”. Anche perché, sempre stando ai sondaggio, i socialdemocratici saranno probabilmente ridimensionati e la crescita prevista dei liberali non metterà in discussione la primazia dei popolari. Che dunque puntano a rinnovare un’alleanza nella quale potranno avere ancora più peso specifico.
La considerazione di fondo, che ai vertici del al Ppe e nell’ambiente di Weber non si manca di fare, è che certamente socialdemocratici e liberali hanno visioni diverse dell’Europa ma assieme ai popolari sono le forze tradizionalmente europeiste e quelle che storicamente hanno fatto l’Europa. C’è quindi un terreno comune. Per questo, dato che non sarà possibile governare da soli, “per noi i nostri alleati chiave in Europa sono liberali e socialdemocratici”, ammettono nel partito.
“Chi sono i nostri nemici è chiaro: gli anti-europei”, rimarcano sempre dal Ppe. Una sottolineatura con cui si chiudono le porte a cooperazioni di ogni sorta con tutta una serie di schieramenti e loro leader. Si esclude, insomma, di imbarcare nella prossima avventura politica europea personaggi quali Marine Le Pen, Geert Wilders e Matteo Salvini, che proprio con questi ultimi ha condiviso la legislatura comunitaria in fase di chiusura.