Bruxelles – Per il piacere dei consumatori desiderosi di essere alla moda, a scapito dei consumatori che pagano le tasse. Nike potrebbe aver messo dato vita ad una grande beffa nei confronti dei cittadini europei e non solo. Tanto che la Commissione europea ha aperto un’indagine approfondita per presunta elusione fiscale. Già, Nike avrebbe pagato meno tasse grazie a regimi agevolati di cui avrebbe beneficiato nei Paesi Bassi.
Nel mirino dell’Antitrust comunitario sono finite Nike European Operations Netherlands BV e Converse Netherlands BV, due società del gruppo Nike con sede in Olanda. Si tratta di due società che sviluppano, commercializzano e registrano le vendite di prodotti Nike e Converse in Europa, Medio Oriente e Africa (regione EMEA).
Le due società hanno ottenuto le licenze in cambio di un pagamento di diritti (royalties) deducibili dalle tasse, da due entità del gruppo Nike, che risultano entità olandesi “trasparenti” ai fini fiscali, vale a dire non tassabili nei Paesi Bassi. La cosa di per sé sarebbe consentita dal sistema olandese, e non rientrerebbe nelle competenze dell’Ue in materia di aiuti di Stato. L’Ue ritiene però che concedere di pagare meno tasse sia un modo per distorcere la concorrenza, e quindi una pratica contraria alla regole comunitarie.
L’indagine della Commissione si concentrerà dunque sulla verifica di un’eventuale riduzione di base imponibile di Nike European Operations Netherlands BV e Converse Netherlands BV dal 2006 quale conseguenza degli accordi sottoscritti con le autorità olandesi. Una simile situazione sarebbe un aiuto di Stato illegali, ai sensi delle normative Ue, e il commissario per la Conccorenza, Margrethe Vestager, intende farle rispettare.
“Gli Stati membri – lamenta – non dovrebbero consentire alle società di creare strutture complesse che riducano indebitamente i loro profitti imponibili e conferiscano loro un vantaggio sleale rispetto ai concorrenti”. Per questo motivo la Commissione esaminerà “attentamente” il trattamento fiscale di Nike nei Paesi Bassi, “per valutare se sia in linea con le norme dell’Ue in materia di aiuti di Stato”.