Bruxelles – Regno Unito sempre più in confusione e sempre più diviso sulla Brexit. La Camera dei comuni si è spaccata, ma con 303 voti a favore e 296 contrari ha approvato l’emendamento trasversale alla legge di bilancio con cui grazie all’intesa tra alcuni conservatori e laburisti si mettono ancora più i bastoni tra le ruote della premier britannica, Theresa May. Westmnister ha stabilito che il governo non potrà usare alcuni poteri fiscali per attuare un’uscita dall’Ue senza accordi di ritiro, a meno che non sia il Parlamento a votarlo per primo.
In pratica se Londra non dovesse trovare un accordo con l’Ue e la Brexit dovesse concludersi con un ‘no deal’ (mancato accordo, appunto), l’esecutivo avrebbe meno margini di manovra. Un ‘colpo di mano’ con cui il Parlamento esautora il governo e si ritaglia maggiori poteri di controllo del processo di uscita. Il Parlamento voterà il 15 gennaio la bozza di intesa raggiunta tra i negoziatori di Theresa May e quelli dell’Unione europea. Sarà quello il momento della verità, in un Regno Unito mai vicino per la verità alla soluzione del problema creato con il referendum del 2016.
Il dibattito parlamentare oltre Manica non inizia (proprio oggi) dunque sotto i migliori auspici, con i deputati che iniziano con un voto che va contro il capo di governo. La discussione politica sulla Brexit resta incentrata sulle condizioni di uscita, e le possibili nuove concessioni che May potrebbe eventualmente ottenere dall’Ue. Ma in Europa hanno già fatto sapere che le condizioni sul tavolo non si cambiano. Non butta bene, insomma.