Bruxelles – Passate le feste il Parlamento britannico ricomincerà a discutere dell’accordo di separazione dall’Unione europea concordato con Bruxelles per poi votarlo nella settimana che inizia il 14 gennaio. Lo ha deciso la prima ministra Theresa May, che la scorsa settimana aveva bloccato il voto inizialmente previsto per martedì 11, visto che, parole sue, l’accordo sarebbe stato “ampiamente sconfitto”.
“Mancano solo poco più di 14 settimane prima che il Regno Unito lasci l’UE, e so che molti membri di questa Camera sono preoccupati perché dobbiamo prendere presto una decisione”, ha affermato oggi May a Westminster, scatenando le battute ironiche di molti parlamentari.
“Posso confermare oggi che intendiamo riaprire il dibattito su questo importante voto la settimana che inizia il 7 gennaio e tenere il voto la settimana successiva”, ha annunciato la premier, che ha molto insistito sulle scarne parole usate dai leader dei 27 al termine del Consiglio dedicato alla questione giovedì scorso: “Non vogliono usare questo backstop. Vogliono concordare il miglior rapporto possibile con noi. Non c’è un piano per bloccarci nel backstop”.
Ma, ha aggiunto, il gabinetto di domani discuterà “la fase successiva” della pianificazione nel caso di una separazione senza accordi, nel caso in cui i deputati rifiutassero il suo piano.
“Non rischiamo i posti di lavoro – ha detto in un appello al voto positivo -, i servizi e la sicurezza delle persone che serviamo voltando le spalle a un accordo con i nostri vicini che onora il referendum e prevede un’uscita regolare e ordinata”.
Maggio ha aggiunto: “Evitare un non accordo è possibile solo se siamo in grado di raggiungere un accordo o se abbandoniamo completamente la Brexit”.
Il leader dei laburisti, Jeremy Corbin, di fronte a questo annuncio ha per il momento lasciato cadere la minaccia di una mozione di sfiducia a tutto il governo (che, se fosse approvata, porterebbe ad elezioni anticipate), dicendo però che May “ha abbandonato il suo accordo prima del Parlamento perché anche il suo gabinetto ha dei dubbi e lei stessa ammette che il parlamento non lo sosterrà”. Secondo il leader del maggior partito di opposizione britannico “in questo modo ci avviciniamo alla scadenza del 29 marzo senza un accordo e senza nemmeno un piano concordato dal governo per ottenere un accordo. Il primo ministro ha cinicamente cercato di fermare l’orologio cercando di manovrare il Parlamento in una scelta tra due risultati inaccettabili: il suo accordo o nessun accordo. E’ una crisi costituzionale e il primo ministro è il suo architetto”. E per questo una mozione di sfiducia, non vincolante, il laburista l’ha poi presentata, ma solo verso la premier.
A Bruxelles il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha oggi ripetuto le parole del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk il quale ha detto venerdì scorso che “non c’è spazio per riaprire il negoziato”.