Bruxelles – Non arrivano buone notizie dall’Europa. Mezza Unione europea nutre sempre più antipatia per le comunità ebraiche, che si sentono sempre più vittime di atteggiamenti ostili. E’ questo il principale elemento del secondo rapporto sull’antisemitismo prodotto dall’Agenzia per i diritti fondamentali e diffuso al pubblico oggi. Il sondaggio è stato condotto su oltre 16.395 membri delle comunità ebraiche di 12 Stati Membri dell’Ue (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svezia e Ungheria), e il dato generale che ne emerge è scoraggiante.
Nove intervistati su dieci (89%) ritengono che l’antisemitismo stia crescendo nel proprio Paese, e oltre otto persone su dieci (85%) vedono nell’antisemitismo il principale problema sociale, prima ancora di disoccupazione, immigrazione e sicurezza. Le comunità ebraiche d’Europa non si sentono al sicuro. Un fenomeno che inquieta Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea. “Sono profondamente preoccupato per la crescita dell’antisemitismo. La comunità ebraica in Europa deve sentirsi al sicuro e a casa, altrimenti l’Europa cessa di essere l’Europa”.
Ma a giudicare dal rapporto l’Europa ha già smesso di essere ciò che era, iniziando a tradire sé stessa. Se spesso gli atteggiamenti ostili si registrano su internet (lo dichiara l’’89% degli intervistati), nella vita reale la situazione non cambia di molto. Spazi pubblici (73%), giornali (71%) e vita politica (71%) sono le arene dove più si avverte un atteggiamenti antisemita crescente. La questione palestinese incide, in questo. Un intervistato su due (51%) ritiene che affermazioni come “nei confronti degli israeliani si comportano come i Nazisti” siano alla base di molti attacchi alle comunità ebraiche.
“Sostenere che chi critica il governo di Israele è antisemita non ha senso”, tiene a precisare Timmermans, convinto che “chiunque ha pieno di diritto di criticare le azioni del governo israeliano se considerate come contrarie ai valori che difendiamo o alle decisioni della comunità internazionale”. Ma invita tutti a studiare la storia, con particolare attenzione al capitolo dell’Olocausto. C’è comunque un problema di fondo. “Il XX secolo ha conosciuto tanti mali, quello che resta più difficile da curare è l’antisemitismo, ed è essenziale combattere questo flagello con vigore e collettivamente”.